Da Seriate alla Grande Mela
«Stop bombing Gaza» a New York

Una «x» rossa, una bomba stilizzata che cade, la scritta «Stop bombing Gaza».Partendo da Seriate e arrivando fino a New York, il logo ideato dal bergamasco Alberto Biffi è stato proiettato sulla facciate delle banche israeliane.

Una «x» rossa, una bomba stilizzata che cade, la scritta «Stop bombing Gaza». Le immagini che rimangono impresse nella memoria sono quelle più semplici e immediate. Grazie alla loro forza diventano simboli condivisi sui social network, sui siti internet e sui giornali. «Stop bombing Gaza», oltre a essere un «hashtag» di successo su Twitter, è un «logo» che ha fatto il giro del mondo. Partendo da Seriate e arrivando fino a New York dove, proprio nelle scorse sere, è stato proiettato sulla facciate delle banche israeliane.

L’autore è il designer bergamasco trentacinquenne Alberto Biffi; «L’ho realizzato perché sono un attivista per i diritti palestinesi e ho deciso di mettere la mia professionalità al servizio di una causa in cui credo». L’immagine è un «creative commons» (chiunque può usarla senza scopo di lucro) e ha già due anni, anche se in molti l’hanno scoperta solo negli ultimi giorni. «Nel 2012, dopo l’ultima offensiva su Gaza, ho disegnato questo poster, in parte a mano e in parte al computer. Devo ammettere che l’ho fatto in dieci minuti, cercando di essere il più diretto possibile. Poi ho pubblicato l’immagine sulla mia pagina Facebook, dove ha fatto più di mille condivisioni. Da lì è partito tutto, ma proprio non mi aspettavo che venisse ripescata a distanza di tempo».

Il successo di «Stop bombing Gaza», come spiega lo stesso autore, sta nel non andare troppo per il sottile. Allo stesso tempo, però, è un’immagine trasversale, perché non parla di politica, ma di diritti umani. «Il messaggio, pur essendo di parte, non è violento, di rivalsa o vendetta. A livello di opinione pubblica è più che condivisibile, infatti in tanti lo mettono come foto profilo sui social network. Spero che la circolazione di “Stop bombing Gaza” possa essere un invito a informarsi sull’argomento. È un’immagine molto più riferita ai diritti umani che alla questione palestinese, per questo ha una forza in più, perché supera la diatriba sul “chi ha ragione e chi ha torto”», commenta Biffi.

Alberto Biffi, nato Bergamo nel ’79, ha un passato come writer e ha incanalato la sua passione negli studi di grafica. Dopo il liceo scientifico ad Alzano, ha studiato da art director allo Ied (Istituto europeo di design) di Milano. «In realtà non ho mai fatto pubblicità, è un mondo che non mi attira – spiega il designer –, dopo la laurea ho lavorato all’agenzia creativa bergamasca Moltimedia e considero Paolo De Francesco, uno dei due soci, il mio maestro. Poi mi sono messo in proprio a Bergamo, in uno studio di cui sono direttore creativo».

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