«Delitto di uccisione di specie protetta»
Il Wwf: l’80% di illeciti durante la caccia

Sono 27 le aree ad alto «tasso» di bracconaggio, comprese quelle marine. Lo afferma il Wwf ricordando che l’attività venatoria (compresa quella legale) rappresenta «l’ennesima gravissima aggressione alla fauna selvatica» e che quasi l’80% degli illeciti viene commesso durante la stagione venatoria, malgrado questa duri solo 4 mesi.

I reati a danno della fauna selvatica sono compiuti per il 78% dai cacciatori, mentre il 19% dei casi si tratta di bracconieri privi di licenze. Una novità positiva, rileva l’associazione ambientalista, è la recente modifica della Legge sulla caccia che obbliga i cacciatori a segnare gli animali appena abbattuti, un sistema che consente di conoscere la vera consistenza del prelievo venatorio.

Il Wwf chiede l’inasprimento delle sanzioni penali a tutela della fauna selvatica e ha elaborato una proposta di legge proponendo il «Delitto di uccisione di specie protetta», con pene sia detentive che pecuniarie più severe e adeguate alla gravità. All’inasprimento delle sanzioni, aggiunge il Wwf, «vanno affiancate azioni dirette alla formazione e sensibilizzazione delle Forze dell’ordine e della Magistratura sui reati di bracconaggio e in danno della fauna selvatica».

L’ultimo «gravissimo episodio accaduto in Sicilia di colpi di arma da fuoco ai danni di un giovane esemplare di Aquila di Bonelli, salvato grazie ai volontari del Wwf di Licata (Agrigento), rende ancor più urgente una rapida e dura presa di posizione del Governo e del Parlamento, che può arrivare fino alla sospensione di ogni attività di caccia».

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