Bergamasca, 12 vigilantes in azione
Sui treni e in stazione. C’è chi li contesta

Sono entrati in servizio da martedì mattina le nuove guardie (non armate) del «Security team» di Trenord. In Bergamasca si tratta di dodici persone in azione. Le critiche di Balotta.

In tutto si tratta dei 150 uomini che a luglio la Regione, per bocca del presidente Roberto Maroni e dell’assessore regionale alla Mobilità e alle infrastrutture Alessandro Sorte, aveva annunciato sarebbero stati messi in campo dal primo settembre. Obiettivo: prevenire atti di vandalismo e garantire sui treni e nelle stazioni ferroviarie lombarde maggiore sicurezza ai viaggiatori e allo stesso personale di viaggio di Trenord.

Da martedì sono entrati in servizio 90 delle 150 nuove guardie annunciate. Dal primo ottobre toccherà alle rimanenti 60: indosseranno un giubbetto verde che li renderà facilmente riconoscibili (avranno riportata sopra la scritta «Security team» e lo stemma di Regione Lombardia e Trenord). E saranno anche dotati di un manganello. Le nuove guardie andranno ad aggiungersi alle 63 che Trenord, con la collaborazione di corpi di vigilanza privata, aveva già messo in campo «nell’ambito – afferma la società – di un più ampio e articolato “Progetto Security” avviato a gennaio , in occasione del lancio del “Progetto Puntualità”, e potenziato in seguito ai gravi episodi di aggressioni registrati negli ultimi mesi».

Ma come saranno distribuite nella provincia di Bergamo? Sei guardie saranno presenti su due turni. È previsto che non resteranno esclusivamente sui treni, ma che presidieranno anche le stazioni. Due saranno presenti, dalle 14 alle 20, nella stazione di Dalmine-Verdello; due in quella di Romano di Lombardia; a Treviglio verranno confermate le due già presenti.

Contestatorio Dario Balotta, responsabile Trasporti di Legambiente Lombardia: «In nessun paese d’ Europa si affronta il problema sicurezza sui treni come sta facendo la Regione Lombardia. Le misure messe in atto normalmente sono controllo ticket agli ingressi delle maggiori stazioni; videocamere con centrali di controllo sulle vetture; sdoppiamento o non utilizzo dei treni lunghi nelle ore “di morbida” per evitare il senso di abbandono e treni suburbani senza personale di controlleria a bordo - commenta Balotta -. Il giusto obiettivo di incrementare la sicurezza sui treni doveva essere coniugato ad un adeguamento e miglioramento della flotta, composta da treni innovativi sdoppiabili e da strumenti di bordo come le telecamere e la climatizzazione. Le guardie che scortano i treni dovevano essere un provvedimento momentaneo e non una risposta politica ad un problema sociale. La spesa della Regione di 16 milioni per i vigilantes, mentre non ci sono i soldi per evitare i gravi tagli dei servizi di treni ed autobus nelle periferie delle città e nelle aree provinciali, è un grave errore. Lo sviluppo di un trasporto moderno e sostenibile non si risolve con provvedimenti demagogici quali i l’inondazione di vigilantes sulla rete ferroviaria».

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