Ecco la mano bionica made in Italy
«Costerà come uno scooter»

La prima mano stampata in 3D è pronta, i primi test sono andati bene e potrebbe diventare la prima protesi di questo tipo ad alta tecnologia accessibile ad un largo numero di persone amputate, ad un prezzo contenuto. Tanto che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, propone di inserire il nuovo dispositivo nei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

Frutto del progetto Softhand, la mano è il primo risultato dell’accordo da 11,5 milioni di euro firmato nel dicembre 2013 da Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e Inail e dovrebbe essere pronta per entrare in commercio già entro il 2017, quando sarà conclusa la sperimentazione presso il Centro protesi dell’Inail a Budrio (Bologna). «La mano costerà come uno scooter» e la commercializzazione avverrà nell’ambito della start up che sta nascendo nell’ambito dell’Iit., ha detto il direttore scientifico dell’Istituto Italiano di tecnologia, Roberto Cingolani, nell’evento organizzato a Roma per presentare la mano robotica e al quale hanno partecipato i ministri della Salute, Beatrice Lorenzin, e del Lavoro, Giuliano Poletti, e il presidente dell’Inail, Massimo De Felice.

È un risultato che indica come vada «promossa la convergenza delle eccellenze italiane nei campi clinico e tecnologico, per creare una massa critica capace di competere a livello internazionale» ha osservato il direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello.

«E’ una mano “vera” e semplice da utilizzare, anche se è il risultato di una tecnologia complessa» ha osservato il «padre» del progetto, Antonio Bicchi, direttore del centro ricerche Piaggio dell’università di Pisa. Realizzata in materiale plastico con alcune componenti metalliche, la mano artificiale è robusta, leggera e flessibile. «È “soft” e si adatta ad afferrare oggetti diversi, anche fragili, e nello stesso tempo è molto robusta, tanto da poter utilizzare con forza un martello» ha detto ancora Bicchi.

Un tendine artificiale permette di riprodurre i movimenti naturali, mentre due sensori catturano i segnali naturali dei muscoli residui. Per l’uomo che l’ha sperimentata, Marco Zambelli, di Sant’Agata Bolognese, «la mano ha grandi potenzialità e dal punto di vista meccanico permette di muovere le articolazioni delle falangi fino a chiudere il pugno» Nel frattempo il progetto Iit-Inal guarda in avanti: «oltre alla mano - ha detto il direttore generale dell’Iit, Simone Ungaro - sono in arrivo nel 2017 degli esoscheletri per le gambe e, nel 2016, una piattaforma che funziona come una sorta di fisioterapista robotico, in via di sperimentazione in collaborazione con squadre di calcio»

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