Expo, Il bergamasco «giapponese»:
«Mi chiedono la ricetta delle lasagne»

«Tra le prime cose che mi hanno chiesto dell’Italia è stata la ricetta delle lasagne». Marco Vanoncini, però, a 25 anni non è un cuoco esperto e forse conosce meglio il sushi della pasta all’uovo e della besciamella con il ragù.

Dal 1° maggio ogni mattina da Orio al Serio prende il suo treno in direzione di Expo, perché è uno dei giovani lavoratori all’interno di questa fiera internazionale. E più internazionale di lui ce ne sono pochi: bergamasco doc, parla quattro lingue e una di queste è proprio il giapponese. Lo parla perfettamente. «Aver imparato l’inglese da bambino, grazie a mio padre che mi portò da piccolo in America per il suo lavoro, mi ha dato le giuste basi. Conosco anche il francese e me la cavo con lo spagnolo».

Ma è il giapponese il grande amore: «E poter lavorare al Padiglione Giappone è un grande onore e un’ottima esperienza: questo tra l’altro è il mio primo lavoro».Cinque giorni su sette, avanti e indietro da Orio a Milano: «Sono stato contattato da un referente dello staff che lavora per il Padiglione Giappone già a fine gennaio scorso - racconta -. Ho fatto un primo colloquio via Skype in italiano e poi un secondo in giapponese: volevano testare la mia conoscenza della lingua».

Poco dopo la conferma del lavoro: «Mi occupo in particolare di muovere un robot protagonista di uno spettacolo che si sviluppa lungo tutto il padiglione: il robot è in bicicletta e io, da dietro le quinte, lo comando». E poi continua: «Seguo lo staff giapponese, faccio da traduttore quando necessario e sono a disposizione dei visitatori sia italiani che giapponesi». Dietro le quinte e in giro per il padiglione, con grande curiosità: «Amo molto la cultura di questo Paese, tutto è iniziato dopo le superiori». Con un diploma tecnico a indirizzo turistico, Marco a 19 anni ha iniziato a fare il pendolare a Milano per imparare il giapponese: «Ho frequentato un corso parauniversitario studiando la lingua e la cultura e ogni estate mi sono trasferito tre mesi a Tokyo. Poi, finito il corso, sono stato in Giappone per un anno interno. Ora ci lavoro, ma dentro Expo».

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