Facebook alleato dei piccoli editori
I social offrono vetrina impensabile

«Quello che è successo in questi quattordici anni è interessante: non soltanto la microeditoria non è scomparsa, ma addirittura è cresciuta, diversamente da quanto si prevedeva».

Daniela Mena è direttore artistico della «Rassegna della microeditoria» che si tiene a Chiari il 5 e il 6 di novembre prossimi. Daniela parla in una saletta del Comune della cittadina di confine tra Brescia e Bergamo, località che il ministero ha insignito del titolo di «Città dei libri» con poche altre località lombarde, tra le quali Bergamo (per la precisione: Bergamo, Chiari, Como, Cremona, Lecco, Milano, Mantova e Suzzara).

La rassegna di Chiari ha coniato il termine «microeditoria». Spiega Paolo Festa, presidente dell’associazione L’Impronta che insieme al sistema bibliotecario sud ovest bresciano sostiene il progetto: «Al tempo, nel Nord Italia era importante il festival di Belgioioso che poi è scomparso. Si usava il termine “piccoli editori”, ora si è aggiunto anche “microeditori”. La sostanza non cambia. È una galassia di estremo interesse perché consente a tanti libri, alcuni preziosi, di venire pubblicati. Al di là dei best seller».

Non sempre successo e qualità vanno di pari passo. Tra i microeditori ospiti fissi a Chiari ci sono Keller e Leone Verde, per esempio. Keller è noto per la qualità del suo catalogo (in Italia era l’unico a pubblicare Herta Müller, premio Nobel). Leone Verde ha inventato il filone del «bambino naturale», una manualistica del tutto nuova in fatto di puericultura. Spiega Daniela Mena: «Diversi piccoli editori sviluppano delle loro nicchie. In questi quattordici anni abbiamo visto diminuire, ad esempio, il numero di editori politicamente “militanti” mentre sono cresciuti quelli che pubblicano fantasy». Tra gli ospiti fissi anche diversi editori bergamaschi come Bolis o Silele edizioni.

I dati nazionali parlano di una microeditoria che non accenna ad arretrare. Anzi, nell’era dei «social» si avverte una piccola crescita. Dice Mena: «Il grosso problema dei “piccoli” è la comunicazione, il riuscire ad arrivare sotto gli occhi dei lettori. Nelle librerie spesso nemmeno ci arrivano, oppure finiscono negli scaffali più anonimi. Sembra paradossale, ma una nuova forza dei piccoli è Facebook, una grande vetrina insperata quando la nostra rassegna partì».

© RIPRODUZIONE RISERVATA