Formaggi Principi delle Orobie
Carta per valorizzare il territorio

Una rapida lettura dell’elenco (Agrì Valtorta, Bitto storico, Branzi, Formai de Mut dell’alta Valle Brembana, Stracchino e Strachitunt) basta a far venire l’acquolina in bocca. Ma dietro l’accordo siglato tra i «Formaggi Principi delle Orobie», c’è ben di più della voglia di promuovere i prodotti del territorio.

Una rapida lettura dell’elenco (Agrì Valtorta, Bitto storico, Branzi, Formai de Mut dell’alta Valle Brembana, Stracchino e Strachitunt, per un totale di tre Dop e tre presidi Slow Food) basta a far venire l’acquolina in bocca. Ma dietro l’accordo siglato tra i «Formaggi Principi delle Orobie» per riunire sotto un unico marchio sei eccellenze casearie delle nostre montagne, c’è ben di più della voglia (sacrosanta) di promuovere i prodotti del territorio: lo sguardo si allarga anche a un turismo in chiave agroalimentare, alla valorizzazione delle tradizioni locali, alla tutela del paesaggio e del lavoro nelle valli.

Temi che si sposano a meraviglia con quelli dell’Expo 2015, e infatti i sei formaggi sono stati scelti da Slow Food per accogliere le delegazioni internazionali che arriveranno alla manifestazione: nella «Piazza dei sapori», per una decina di giorni nella fase iniziale di Expo, ci saranno in vetrina (e in degustazione) proprio queste eccellenze locali. I numeri sono da capogiro: si parla di almeno cinquemila passaggi al giorno. Un trampolino di lancio senza pari per un progetto – a cavallo tra Bergamo, Lecco e Sondrio - a cui si lavorava già da tempo, e che venerdì mattina è stato presentato ufficialmente nello Spazio Viterbi della Provincia.

Sono sette le realtà imprenditoriali che hanno messo in moto i «Principi delle Orobie»: azienda agrituristica Ferdy Quarteroni di Lenna, Casarrigoni di Taleggio, Latteria Sociale di Branzi, Latteria Sociale di Valtorta, società agricola Guglielmo Locatelli di Vedeseta, cooperativa Sant’Antonio di Vedeseta e società Bitto Trading di Gerola Alta (Sondrio). «Molte delle nostre aziende sono piccole, non troppo strutturate – dice Francesco Maroni, direttore della Latteria sociale di Branzi e presidente di Fiera San Matteo -. Per questo è fondamentale creare sinergie per non essere soli, portare avanti la qualità dei nostri prodotti ed evitare il rischio di mistificazioni». Difendendo quel concetto di «origine» su cui si è soffermato Piero Sardo, presidente della fondazione Slow Food per la biodiversità: «L’ iniziativa va proprio nella direzione che Slow Food ama – ha detto Sardo -. Queste produzioni di eccellenza possono garantire un afflusso turistico, e allo stesso tempo mettere al centro il legame tra un prodotto e il suo territorio. Un argomento di stretta attualità anche nella discussione tra Europa e Stati Uniti: oltreoceano puntano tutto sul marchio, mentre per noi il concetto di origine è imprescindibile». «Non si è mai visto un progetto così - riassume Paolo Ciapparelli, presidente del Consorzio Bitto Storico -: i formaggi diventano volano per il territorio». Anche attraverso dei percorsi e itinerari a tema: «Stiamo lavorando al “fuori Expo” », dice Silvio Magni di Slow Food Valli orobiche. E se il progetto dei «Principi» viaggia tutto sulle spalle degli imprenditori, non manca l’auspicio di un’attenzione da parte delle istituzioni. I cui rappresentanti hanno espresso il loro plauso al progetto: «Quando i bergamaschi sanno fare sistema ottengono grandi risultati» ha detto l’assessore provinciale Silvia Lanzani. «In un momento di crisi, questo è un segnale importante», fa eco il presidente della Comunità montana Valle Brembana Alberto Mazzoleni. E a legarsi all’Expo è anche un altro progetto nato nell’ambito di Fiera San Matteo: quello della polenta taragna orobica, con il successo della sagra avviata due anni fa.

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