Garattini: la cannabis fa male
«La legalizzazione è sbagliata e inutile»

Approdata a Montecitorio, dopo aver saltato il passaggio in Commissione a causa dell’alto numero di emendamenti (solo il partito di Alfano ne ha presentati 1.300 sui circa 2.000 depositati), subito è stata bagarre sul disegno di legge che intende introdurre la liberalizzazione della cannabis.

Ora il disegno di legge è stato rinviato settembre. Ma tra poche settimane il clima difficilmente cambierà e, per giunta, la spaccatura potrebbe mettere a rischio la stessa maggioranza visto che sono numerosi i parlamentari del Pd contrari al provvedimento. Già il 1° luglio scorso il professor Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Negri di Milano, richiesto di un parere scientifico sull’argomento, era stato ascoltato dalle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia. «Ripeto quello che ho detto in quell’occasione - afferma – innanzitutto è una legge molto pasticciata perché mette insieme l’uso della cannabis per aspetti ricreazionali e l’uso sotto l’aspetto medicale. Invece le due situazioni devono rimanere distinte». E specifica: «Per quanto riguarda la parte medica innanzitutto non dobbiamo incoraggiare il fai da te sanitario, ma dobbiamo fare in modo che i prodotti seguano il regolare iter previsto ovvero: sperimentazione e approvazione da parte dell’autorità preposta, autorità che in Italia è l’Aifa: l’Azienda italiana del farmaco».

Il direttore dell’Istituto Negri di Milano spiega: «Il tipo che è stato messo in circolo recentemente, ha un alto contenuto di tetraidrocannabinolo (ndr sostanza psicotropa in grado, tra l’altro, di alterare l’attività mentale). Si tratta di una droga che dà effetti a livello cerebrale molto importanti»

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Quali conseguenze? «Non aiuta lo sviluppo cerebrale nei più giovani che finiscono per avere problemi di varia natura, tant’è che nel lungo termine sono descritti casi di ragazzi che, dopo aver assunto per dieci-quindici anni la cannabis, hanno avuto maggiori manifestazioni depressive e di schizofrenia rispetto a chi non l’aveva mai assunta. Quindi parlare di droghe leggere è dare un messaggio sbagliato ai giovani».

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