Gli italiani e la musica: che stecca...
Giù del 20% la spesa per gli strumenti

Gli americani investono più di 3 volte rispetto a noi (22 dollari pro-capite, + 14%) e ci sta raggiungendo la Corea del Sud.

Nonostante un’importante tradizionale musicale e tante scuole dedicate, in Italia si spende sempre meno per l’acquisto di strumenti musicali mentre i Paesi che sono già ai vertici mondiali, come Stati Uniti, Canada e Australia, spendono ancora di più. È lo scenario tratteggiato durante la 29ª edizione di Cremona Musica International Exhibitions in programma fino al 2 ottobre a CremonaFiere e che richiama nella città di Stradivari 289 espositori da 28 Paesi.

Negli ultimi tre anni la spesa media pro-capite degli italiani per acquistare uno strumento musicale è scesa del 21% da 7,94 e 6,3 dollari. Gli americani investono più di 3 volte rispetto a noi (22 dollari pro-capite, + 14%) anche sulla spinta di un sistema scolastico che contempla una diffusa formazione musicale a partire dai livelli dell’obbligo. A ruota seguono i canadesi che di dollari ne spendono 21 (+9%) e, più indietro, gli australiani con 16,1 (+4%). Crescono, seppure più lentamente, gli acquisti di strumenti musicali anche in Giappone e Svizzera (+2% ciascuno) dove si spendono rispettivamente 17 e 16 dollari pro-capite. L’arretramento italiano si iscrive in un più ampio panorama europeo, dove gli austriaci investono il 18% in meno di 3 anni fa (15 dollari a testa), gli inglesi il 12% (9 euro pro-capite) e i tedeschi 7% in meno e 12 euro a testa.

Ci sta raggiungendo in questa graduatoria la Corea del Sud, paese sempre più attento alla musica classica, con 5,8 dollari di spesa e una crescita nell’ultimo triennio del 4%. Tra i Paesi emergenti è in forte aumento la spesa pro-capite in Brasile (+37%) e India (+33%) anche se i valori assoluti restano bassi, rispettivamente 1,42 e 0,08 dollari.

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