I migranti al lavoro sul sentiero dei Vasi
Sono sul percorso dei Maestri del Paesaggio

Un gruppo di richiedenti asilo ospiti a Castagneta impegnato a installare la nuova segnaletica. Vengono dal Mali, dal Senegal e dalla Mauritania: saranno anche custodi di una mostra in Porta Sant’Alessandro.

Chi mercoledì pomeriggio ha percorso in bici o a piedi il sentiero dei Vasi (lo storico percorso che collega via Castagneta con via Ramera) ha potuto imbattersi in un gruppo di persone che stavano allestendo il percorso denominato «The Landscape Route», uno dei progetti proposti nell’ambito della manifestazione «I maestri del paesaggio» promosso da Arketipos.

A dare una mano alle paesaggiste bergamasche Fulvia Giorgioni e Paola Innocenti un gruppo di richiedenti asilo, ospiti della struttura comunale in via Castagneta, gestita dalla cooperativa Ruah. «Abbiamo pensato – spiegano – ad un itinerario che da piazza Vecchia conducesse alla scoperta di Città Alta e dei sentieri del Parco dei Colli: un percorso lungo circa sette chilometri da compiere in circa due ore e mezzo. Si andrà alla scoperta dei resti dell’antico acquedotto dei Vasi e di Castagneta, del roccolo, delle vecchie frasche dove si beveva il vino locale, da soli o attraverso visite guidate.

L’evento di respiro internazionale che porta a Bergamo i più famosi architetti del paesaggio e designer di giardini del mondo, si intreccia con l’attenzione al locale, riuscendo ad includere una dimensione sociale, con un progetto affidato al consorzio Solco Città Aperta, referente è Cristina Offredi. E da questa attenzione nasce l’idea di coinvolgere alcuni richiedenti asilo.

Mercoledì pomeriggio si sono presentati puntuali all’appuntamento otto giovani provenienti da Gambia, Mali, Senegal e Mauritania. Oltre al lavoro nel bosco, dodici giovani saranno coinvolti nell’apertura (venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 22; da martedì a giovedì dalle 15 alle 19) dello spazio sopra Porta Sant’Alessandro (normalmente non visitabile) in cui verranno proiettati alcuni video che raccontano la vita di Città Alta e dei suoi colli all’inizio del secolo.

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