Il caso di una vedova con figlio disabile:
3 mila€ in 3 mesi per una casa comunale

Due camere da letto, salottino, bagno e cucina. Piano alto, niente ascensore. Infissi non proprio a tenuta stagna, un vecchio caminetto che quando grandina si riempie di ghiaccio. Una delle tante case comunali del centro storico di Bergamo, a due passi da Piazza Vecchia.

Per la famiglia che ci vive, madre vedova e figliolo disabile, quello che sta per chiudersi è stato un «annus horribilis». E non si tratterebbe di un caso isolato. Tra febbraio e aprile la signora ha dovuto sborsare oltre 3.100 euro, per l’ormai noto errore del Comune che dal 2008 al 2012 ha sbagliato a calcolare gli affitti dovuti dagli inquilini, e solo tre anni fa ha scoperto che dalle casse mancavano 600 mila euro.

Così dal 2013 molti residenti delle case comunali hanno iniziato a ricevere bollettini con la richiesta degli arretrati. «Dall’inizio del 2015 ho versato più di tremila euro di “conguaglio”. Ho potuto pagare in tre rate, da 1.045 euro l’una, - si sfoga la donna, che di vedere il suo nome sul giornale non ha proprio voglia ma al racconto non si sottrae -. Magra consolazione, visto che la mia pensione non supera gli 800 euro al mese e non ho altre fonti di reddito».

Al pasticcio del calcolo errato si sono aggiunte le conseguenze del passaggio della gestione degli alloggi dal Comune all’Aler. «Nemmeno il tempo di tirare il fiato, e, dopo uno stop di qualche mese, ci sono arrivati i bollettini dell’affitto, uno dietro l’altro. Il primo trimestrale, da 853 euro, poi due bimestrali, da 617 euro a botta. Aggiungi le bollette di luce e gas, il cibo e le medicine, e a conti fatti nel portafoglio a fine mese restano poche decine di euro». Con il rammarico di non vivere proprio in una reggia.

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