Inchieste, club e facebook su carta
«Don Andrea, grande precursore»

«Un grande tra i grandi». Così il direttore de «L’Eco di Bergamo», Giorgio Gandola, ha descritto don Andrea Spada nelle vesti di giornalista. Nel nono anniversario della scomparsa dello storico direttore de L’Eco.

«Un grande tra i grandi». Così il direttore de «L’Eco di Bergamo», Giorgio Gandola, ha descritto don Andrea Spada nelle vesti di giornalista. Nel nono anniversario della scomparsa dello storico direttore de L’Eco, l’associazione «Amici di don Andrea Spada» ha voluto ricordarne la figura con un incontro che ne approfondisse le caratteristiche di giornalista.

L’appuntamento, a cui hanno partecipato anche il sindaco di Schilpario, Gianmario Bendotti, e il presidente dell’associazione, Alfredo Piantoni, è stato introdotto da monsignor Leone Lussana, e all’attuale direttore de L’Eco è stato affidato il compito di descrivere don Andrea.

Un ritratto composto attraverso sei particolari che Gandola ha voluto raccontare ai presenti per spiegare la capacità dello storico direttore di guardare al futuro. «Il primo esempio - ha detto - riguarda il ruolo sociale del giornale locale. Don Spada ha saputo capire che il quotidiano locale non deve solo raccontare il territorio, ma volergli bene. Introdusse le brevi inchieste sui quartieri di Bergamo e sui paesi della provincia, rivoluzionò la prima pagina fondando quella che oggi possiamo definire l’informazione bergamocentrica. Un esempio che anche oggi tutti seguono». Dall’innovazione nel giornalismo a quella nei trasporti. «Due volte a settimana - ha continuato - si faceva portare al cantiere del nascente aeroporto di Orio al Serio. Diceva che Bergamo poteva superare solo volando le sue stupende valli e il suo destino di pietra. Oggi il nostro aeroporto è il terzo in Italia».

Un altro particolare che don Spada ha saputo cogliere, ha aggiunto Gandola, « è stato il magnetismo dell’informazione di servizio: sua fu l’idea del la rubrica “Case in festa”, che tuttora chiude l’avventura quotidiana del nostro giornale. È una rubrica di valenza pubblica, che mette in comune i momenti di festa privata: il primo facebook su carta, quarant’anni prima di quello virtuale».

Aveva anche capito il valore aggregante dello sport. «Ha fondato il primo dei club di tifosi atalantini - ha continuato Gandola -. Passeggiando sul Sentierone sentiva la gente che parlava di calcio, così decise di convocare Corbani e dargli l’incarico di fondare un club. Non solo, scelse di istituire anche un gran premio di ciclismo che continua ancora oggi».

E poi «ha saputo far diventare il giornale istituzione tra le istituzioni, raccogliendo i cittadini e sostenendo le istituzioni, sottolineando ancora una volta la vicinanza tra territorio e le persone che soffrono. Infine fu proprio sotto la sua direzione che L’Eco iniziò ad essere stampato a colori, e fu il primo quotidiano di provincia a fare quest’operazione. Don Spada sapeva coniugare le radici e le istanze della gente all’innovazione. Se oggi don Andrea Spada fosse qui, sicuramente ci saprebbe indicare la strada per una multimedialità vincente».

Per finire con una riflessione sul giornalismo d’oggi. «Deve essere fatto con cuore e intelligenza, coniugati alla velocità. Velocità dalla quale non bisogna farsi prendere la mano, potrebbe andare a discapito della credibilità».

Alice Bassanesi

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