Infezione da virus Zika, un caso a Milano
«Nel mondo un’epidemia di microcefalia»

Registrato a Milano un caso di infezione da virus Zika, dopo quello di luglio a Monza. Una persona, di cui non sono stata rese note le generalità, si è ammalata di ritorno dall’estero ed è tuttora ricoverata.

Il virus Zika è presente anche nel sistema nervoso centrale e nei genitali femminili, come emerge dal caso di una donna rientrata dalla Repubblica di Santo Domingo. Lo rileva uno studio pubblicato sulla rivista dei Centers for Diseases Contol Usa, Emerging Infectious Diseases, e condotto da una équipe multidisciplinare composta da infettivologi, virologi e neurologi dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani e della Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma.

Il caso, si spiega in una nota dell’Istituto Spallanzani, riguarda una donna di 32 anni di ritorno dalla Repubblica di Santo Domingo che ad aprile scorso ha manifestato, 4 giorni dopo il rientro, una sintomatologia febbrile aspecifica seguita 5 giorni dopo dalla comparsa di una sintomatologia neurologica caratterizzata da difficoltà motoria agli arti inferiori e alterazioni delle funzioni intellettuali superiori.

Il virus Zika è stato identificato mediante test di biologia molecolare nel sangue, nella saliva e nelle urine (come era atteso) ma anche nel liquido cefalorachidiano (liquor) e nelle secrezioni genitali. La paziente è stata trattata con terapia endovenosa con immunoglobuline per 5 giorni e attualmente appare sostanzialmente guarita.

Questo caso, affermano i ricercatori, «sottolinea l’importanza di una attenta valutazione neurologica nei pazienti di ritorno dai Paesi con l’epidemia di Zika in corso e la necessità di adottare misure di controllo della trasmissione dell’infezione Zika per via sessuale anche nelle donne».

Il mondo dovrebbe prepararsi a un’«epidemia di microcefalia» causata dal virus Zika. Lo affermano gli autori del primo studio epidemiologico fatto in Brasile, pubblicato da Lancet Infectious Diseases, dai cui risultati preliminari emerge chiaramente il legame tra il virus e le malformazioni congenite dei bambini.

Lo studio è il primo che ha confrontato donne che hanno avuto figli affetti da microcefalia con una serie di «controlli», cioè di donne con le stesse caratteristiche ma che hanno avuto figli non affetti dal problema. Circa metà dei 32 bambini nati con microcefalia di cui si hanno già i dati aveva tracce del virus nel sangue, spiegano gli autori, che non erano presenti in nessuno dei 64 controlli.

Inoltre l’80% delle donne che hanno avuto figli con microcefalia era positiva all’infezione, contro il 64% di quelle che avevano avuto figli sani. Questo è sufficiente a stabilire una correlazione, anche se solo i risultati completi su migliaia di casi potranno far capire che percentuale di infezioni si traduce in malformazioni. «Questa evidente associazione - scrivono i ricercatori, di diversi istituti brasiliani e statunitensi - ci fa concludere che l’epidemia di microcefalia sia un risultato dell’infezione congenita da virus Zika. Se questo è il caso dovremmo prepararci per un’epidemia globale di microcefalia e delle altre manifestazioni della sindrome da Zika congenita”.

Secondo i ricercatori il virus va ormai aggiunto alla lista di quelli che danno infezioni congenite, insieme a rosolia, toxoplasmosi, sifilide, citomegalovirus, Hiv e herpes. Per l’ultimo bollettino dell’Oms finora sono 20 i paesi che hanno riportato casi di microcefalia o altri difetti congeniti forse legati all’infezione, un numero stabile da qualche settimana.

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