Ior, l’arcivescovo Bonicelli indagato
«Sono sereno, è tutto in regola»

«Se ho un conto è per adoperarlo, no? Non credo che questo sia un reato. L’ho usato per le opere che seguo nel mondo: ad esempio una chiesa realizzata in Palestina». Parole dell’arcivescovo Gaetano Bonicelli, indagato in uno dei filoni dell’inchiesta romana sullo Ior.

«Se ho un conto è per adoperarlo, no? Non credo che questo sia un reato. L’ho usato per le opere che seguo nel mondo: ad esempio una chiesa realizzata in Palestina e una in corso d’opera in America Latina. Sono sereno, perché ho fatto tutto secondo le regole e ogni operazione è documentata».

Parole dell’arcivescovo Gaetano Bonicelli, indagato in uno dei filoni dell’inchiesta romana sullo Ior, l’istituto per le opere religiose, meglio conosciuto come la «banca» vaticana, nella bufera già dal 2009, quando vennero sequestrati 23 milioni di euro e vennero indagati, per la normativa anti riciclaggio, l’allora presidente Ettore Gotti Tedeschi (la cui posizione fu poi archiviata), il direttore generale Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli (citati invece in giudizio lo scorso marzo).

L’ipotesi è che alcuni conti dello Ior venissero utilizzati per ripulire denaro proveniente da presunte attività illecite.

Ipotesi che probabilmente è alla base del nuovo filone d’inchiesta aperto dal procuratore aggiunto di Roma e che vede indagato monsignor Bonicelli .L’arcivescovo emerito di Siena, 89 anni, da 11 anni vive al Santuario di Stezzano. È indagato con l’ipotesi di ricettazione insieme a due laici.

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