La consulente della difesa Bossetti:
«Non sarò condizionata da nessuno»

«Io sono un tecnico e come tale sono abituata ad esprimermi solo sui dati oggettivi. Non mi faccio condizionare da chi mi incarica: che si tratti di un giudice, un pm o (come in questo caso) degli avvocati difensori, il mio compito è interpretare il dato tecnico dal punto di vista scientifico».

«Io sono un tecnico e come tale sono abituata ad esprimermi solo sui dati oggettivi. Non mi faccio condizionare da chi mi incarica: che si tratti di un giudice, un pm o (come in questo caso) degli avvocati difensori, il mio compito è interpretare il dato tecnico dal punto di vista scientifico. Così mi hanno insegnato e così sono abituata a fare».

È decisa, sicura, determinata ad assumere l’incarico di consulente di Massimo Bossetti non per contribuire dal punto di vista scientifico a confezionare una versione difensiva credibile per l’artigiano edile di Mapello, inchiodato dal test del dna all’accusa di essere l’autore dell’omicidio di Yara Gambirasio.

No: la nuova consulente della difesa, Sarah Gino, professoressa del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Università di Torino, medico legale specializzato nello studio del dna in ambito forense, assicura di aver accettato l’incarico con l’obiettivo di «studiare gli atti di indagine e affrontare eventuali nuove analisi con il distacco professionale che da sempre mi contraddistingue».

Sarah Gino ha 44 anni. È a lei - insieme alla sua assistente Monica Omodei - che i legali di Bossetti, gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, si affidano per cercare fra le pieghe del dna una possibile spiegazione alternativa, che getti dubbi sulla colpevolezza dell’artigiano edile di Mapello o possa spiegare in maniera alternativa alle tesi della procura la presenza del suo profilo biologico sugli indumenti della vittima.

Leggi l’intervista a Sarah Gino e le due pagine dedicate al caso di Yara su L’Eco di Bergamo del 1° luglio

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