L’Umbria resta al Pd solo per il 3,5%
Renzi: il sogno del 6-1 finisce 5-2

Finisce 5-2 per il centrosinistra la sfida delle elezioni regionali: il Pd ha conservato la guida di Puglia (Michele Emiliano), Marche (Luca Ceriscioli) e Toscana (Enrico Rossi), ha strappato la Campania al centrodestra (Vincenzo De Luca). Ha sofferto ma alla fine ha vinto in Umbria (Catiuscia Marini). Ma ad un certo punto si è profilato persino un clamoroso 4-3 . Lega in ascesa ovunque.

Il centrodestra invece ha conquistato la Liguria (Giovanni Toti) e si è confermato nel Veneto (Luca Zaia). L’Umbria alla fine è rimasta a sinistra, ma lo spoglio è stato altalenante e ad un certo punto Claudio Ricci, candidato del centrodestra, è stato anche in vantaggio: la vittoria è limitata a un vantaggio del 3,5% in una regione storicamente di sinistra. Anche in Campania lo scarto fra centrosinistra e centrodestra è limitato al 2,5% circa.

Per quanto riguarda invece le forze politiche non può passare inosservata la vittoria della Lega e del Movimento 5 Stelle: il movimento di Salvini è stato determinante in particolare in Liguria e, soprattutto, su scala nazionale ha sorpassato Forza Italia. Salvini dunque diventa il possibile nuovo leader del centrodestra. I fedeli a Grillo sono diventati il primo partito in tre regioni.

I dati (intorno alle 10 di lunedì) sono quasi definitivi. Matteo Salvini si è dichiarato «pronto a sfidare Renzi anche domani mattina» e scherzando, nel corso di Mattino Cinque, ha aggiunto: «A casa ho una giacca, una camicia bianca ed una cravatta che posso usare. Chi sceglie la Lega sceglie un movimento di coraggio; a noi basta vincere su Renzi anche di un punto».

«Tutti i sondaggi erano sbagliati» hanno sussurrato a mezza bocca nella notte i dirigenti dem che, pur mantenendo la cautela, devono prendere atto che la partita delle regionali era più complessa delle previsioni. «La sinistra in Liguria è riuscita nell’obiettivo di indeborlirci», è l’analisi dei fedelissimi del premier, più stupiti in realtà dal risultato

Renzi, arrivato verso mezzanotte al Nazareno, aveva invitato tutti ad aspettare e a non perdere la calma. Ma il nervosismo era evidente anche nella reazione via tweet ai primi commenti di Sergio Cofferati. D’altra parte il premier, in campagna elettorale, non aveva lesinato gli attacchi alla «sinistra masochista» e al Pastorino «Bertinotti 2.0» che, dopo aver perso le primarie, avevano deciso di mettere i bastoni tra le ruote al Pd in una roccaforte rossa. E per svelenire l’attesa si è messo a giocare a Pes con Orfini.

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