La morra? «Ma quale pericolo
È solo un gioco, unisce l’Italia»

La morra è velocità, è astuzia, «è la nostra tradizione». E la tradizione rivive, di tanto in tanto. Alle sagre di paese, alle feste patronali, con tanto di polemiche, come quella lanciata da Il Bepi che per il suo Bepiraduno di sabato, a Rovetta, la Morra l’ha voluta e quindi ci sarà.

La morra è velocità, è astuzia, «è la nostra tradizione». E la tradizione rivive, di tanto in tanto. Alle sagre di paese, alle feste patronali, con tanto di polemiche, come quella lanciata da Il Bepi che per il suo Bepiraduno di sabato, a Rovetta, la Morra l’ha voluta e quindi ci sarà.

Il rocker nostrano paladino della tradizione? Senz’altro, morra compresa e il suo intervento viaggia spedito anche sul suo profilo facebook, con pioggia di commenti.

La mura è proibita eppure si gioca, «meglio si rappresenta», fanno notare gli addetti ai lavori, alle feste. O nei bar, su nel profondo delle valli dove le ore trascorse a urlare «quatèr, cic, ceila, cèt» e via animando sono il migliore allenamento a questo gioco antico e mai dimenticato per proporsi ai tornei. Che sono organizzati in tutta Italia. L’ultimo, il 26 luglio scorso, là dove non te l’aspetti: a Pergola di Potenza.

Unisce l’Italia, la Morra. Eppure è proibita dalla legge, una legge del 1931 che la vieta nei luoghi pubblici sulla base del Testo unico per le leggi in materia di pubblica sicurezza. Dicono che l’effetto collaterale del gioco della mura sia la lite. Ci sarebbe poi di mezzo quanto viene messo in palio: calici, birre, salami, soldi? Chi ancora pratica questa misteriosa digitazione assicura che «al massimo chi vince paga da bere a tutti, segnapunti compreso: questo è un gioco di amicizia, di convivialità». Parola di Sergio Piffari, 61 anni di Pezzolo di Vilminore. È il vicepresidente della «Compagnia della morra» che sabato organizza l’esibizione al Bepiraduno.

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