Referendum, la Bergamasca al 47,37%
La mappa dell’affluenza nei Comuni

Quattro elettori su dieci sono andati a votare al referendum consultivo per l’autonomia della Lombardia. E il 95% ha detto Sì al quesito, secondo le proiezioni della Regione. Il dato definitivo regionale: affluenza al 38,25%.

Il dato definitivo della provincia di Bergamo, arrivato con quasi 12 ore di ritardo, conferma che la Bergamasca è la provincia con l’affluenza più alta: 47,37% per un totale di 410.611 voti. Il dato definitivo regionale si ferma al 38,25%. Sul sito della Regione sono stati caricati i dati definitivi dell’intera consultazione: 95,29% sì; 3,94% no e 0,77% schede bianche. In Bergamasca invece il 96,30% degli elettori si è espresso a favore del sì al quesito referendario, il 3% per il No. 0,70% le schede bianche.

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«Ringrazio i tre milioni di lombardi, che mi hanno dato un mandato storico per avere la vera autonomia, nell’ambito dell’unità nazionale», ha spiegato il governatore leghista, visibilmente emozionato, in una conferenza stampa a Palazzo Lombardia dopo la mezzanotte. Maroni ha riconosciuto che in Veneto «il senso di appartenenza è indubbiamente più forte». Ma, ha aggiunto, «non faccio la competizione con Zaia, non mi interessa la percentuale, sono contento che ci abbia superato, ora possiamo unire le forze per la battaglia del secolo». Maroni fa leva su quel 95% di consensi al Sì, e considera un successo anche l’affluenza attorno al 40%. Che, ha sottolineato, “è stata ampiamente superiore alle mie previsioni del 34%: qualcuno dirà che non basta? Non mi interessa. Non sono affatto deluso. Sono felice». Questo perché il governatore già pensa alla fase successiva.

Ecco la mappa con l’affluenza definitiva in provincia di Bergamo.

Martedì l’avvio della discussione in Consiglio regionale. Poi la composizione di una delegazione trasversale da guidare a Roma, alla quale è invitato anche Giorgio Gori, del Pd. Infine la richiesta di trattare tutte le materie concorrenti e anche il residuo fiscale entro le elezioni Politiche. Caustico il commento del capogruppo del Pd, Enrico Brambilla, che era schierato per l’astensione: «È stato messo in campo uno sforzo straordinario, organizzativo e di risorse, per poi verificare che su sette milioni e mezzo di lombardi più di quattro se ne sono stati a casa. Vedo che c’è in giro un po’ di soddisfazione ma per lo scampato pericolo».

«Ora partiranno le procedure per avviare il tavolo, cominciando in Consiglio regionale, sentiti gli anti locali, come prevede la Costituzione, e nei prossimi giorni convocheremo tutti gli stakeholder per poi arrivare a presentare la richiesta al Governo che poi avrà 60 giorni di tempo per convocarci - ha spiegato Maroni -. Intendo costituire una squadra che tratti con il Governo e in questa squadra vorrei fossero anche i sindaci del Pd che hanno detto sì al referendum, perché credo sia utile nell’interesse della Lombardia, a partire da Gori, con cui ho già parlato. Sala invece non è andato a votare. Questo non è stato il referendum di Roberto Maroni né di una parte politica, ma dei Lombardi e mi conforta la grandissima adesione». «L’affluenza lombarda - ha detto Stefano Buffagni, M5S, che era per il Sì - è stata sopra le aspettative, nonostante la strumentalizzazione di Maroni. L’atteggiamento scorretto di tutta la Lega Nord ha scoraggiato molti cittadini che per mesi hanno sentito parlare di residuo fiscale, che con questo referendum non c’entra niente».

In attesa che si sposti, da martedì, in Consiglio regionale, la sfida è stata oggi sulla lentezza dei dati sull’affluenza. «Abbiamo avuto delle criticità dovute alla novità» del voto elettronico, ha sostenuto Maroni, «ma la grande soddisfazione è che sono state tutte risolte e che il sistema ha funzionato in piena sicurezza, i paventati attacchi hacker non si sono visti».

«Abbiamo ottenuto un primo risultato storico per Regione Lombardia - ha sottolineato il presidente -: abbiamo sperimentato un sistema di voto innovativo e sono molto soddisfatto per come siamo riusciti a gestire il nuovo sistema di voto, elettronico. Un sistema complesso, che ha coinvolto tante persone, che per la prima volta lo hanno gestito, abbiamo avuto qualche criticità, ma il sistema ha funzionato, i paventati hackeraggi non si cono verificati, perché è un sistema iper sicuro, come abbiamo sempre detto, i cittadini onesti sono entrati, gli hacker sono rimasti fuori».

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