«A Roma con Maroni se è una cosa seria»
Gori: ho contribuito a salvare il risultato

Le reazioni del sindaco di Bergamo dopo il voto referendario in Lombardia e in Veneto.

«Maroni continua a chiedermi di partecipare al tavolo che ora si aprirà con il governo. Se è una cosa seria, vado con molto piacere. Se invece andiamo a Roma per fare il cinema, preferisco, con tutto il rispetto per Maroni, che vada da solo». Lo afferma il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, in due interviste a Messaggero e Stampa in cui rimarca che la Lombardia dal referendum ne esce «più debole. Aveva tutte le forze politiche con sé, Maroni, e non ha saputo convincere davvero i lombardi, che pure sono in gran parte per le autonomie».

«Rivendico di aver votato sì e la bontà dei contenuti che sono gli stessi che proporrei io una volta eletto presidente della Regione. Trovo che il risultato della Lombardia sia rispettabile, sebbene non travolgente», commenta Gori, che si dice «non pentito», anche se «alla fine a Roma andrà un governatore con il 60% e uno con meno del 40, non è la stessa cosa».«Se non ci fosse stato il lavoro dei sindaci di centrosinistra, oggi il risultato sarebbe peggiore. Credo insomma di aver contribuito a salvare il risultato e spero che Maroni riapra i giochi», sottolinea Gori.

«Credo che gli elettori si siano comportati in maniera molto autonoma. Il Pd aveva dato libertà di voto e così è stato». Con Renzi, dichiara Gori. «sul referendum abbiamo detto le stesse cose: inutile era e inutile rimane, ma i sindaci hanno voluto rivendicare la loro autonomia». Adesso, evidenzia, «bisognerà ripassare dal Consiglio regionale dove Maroni dovrà cercare l’unanimità, poi ci sarà la trattativa col governo e infine dovrà votare il Parlamento».

«Uno dei due governatori ha un gruzzolo di voti da portare nella trattativa con il governo, un altro no perchè Maroni porta meno dei voti con cui è stato eletto per governare la Regione, e cioè il 43%. Se arriva al 40%, mi sembra un risultato appena sufficiente»: ha detto nella serata il sindaco Gori. «Non c’è stata tensione con Martina il Pd ha tenuto una posizione molto coerente con l’opposizione che ha fatto in consiglio regionale al referendum come strumento. Tutta la questione riguardava l’opportunità di fare un referendum molto costoso, che non produce nulla di concreto». «Ho visto molti elettori del Pd che hanno votato a favore, mentre direi che molti elettori del centrodestra e del M5s non siano andati a votare. Quindi direi che gli elettori han fatto un po’ quello che volevano», ha concluso Gori.

«L’esito del referendum in Lombardia e Veneto conferma l’importante richiesta di maggiore autonomia per le rispettive Regioni.Il governo, come ha sempre dichiarato anche prima del voto di oggi, è pronto ad avviare una trattativa». Lo afferma Gianclaudio Bressa, sottosegretario per gli Affari regionali, alla chiusura dei seggi elettorali in Lombardia e Veneto. Bressa annuncia che l’esecutivo è proto ad avviare una trattativa «per definire le condizioni e le forme di maggiore autonomia e le relative, necessarie, risorse finanziarie, come del resto sta già avvenendo con la regione Emilia Romagna, che ha già approvato una legge di attuazione dell’articolo 116 comma III della Costituzione

Ovviamente soddisfatto del dato il leader leghista Matteo Salvini: Più di 5 milioni di persone oggi hanno votato per il cambiamento: noi tutti vogliamo meno sprechi, meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dello Stato e dell’Unione Europea, più efficienza, più lavoro e più sicurezza. È una vittoria on solo della Lega ma soprattutto del popolo, alla faccia di Renzi che da coniglio invitava a starsene a casa. Da domani lavorerò perché anche i cittadini delle altre regioni che già me lo hanno chiesto, dalla Puglia al Piemonte, dal Lazio alla Toscana, possano fare la stessa scelta di efficienza e di libertà»

Gli fa eco il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi: «Da oggi la questione settentrionale diventa la priorità dell’agenda politica nazionale. Più di tre milioni di lombardi a votare. Un risultato strepitoso, impensabile».

È del 59,7% il dato parziale, relativo a 202 su 575 comuni, dell’affluenza al voto per il referendum consultivo sull’autonomia del Veneto, alla chiusura dei seggi alle 23. Il dato è fornito dall’osservatorio del consiglio regionale del Veneto.«Siamo al big bang delle riforme istituzionali e noi saremo protagonisti». Lo ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia, incontrando la stampa, dopo la chiusura delle urne per il referendum sull’autonomia.

«Il Veneto c’è, i veneti hanno risposto all’appello. Vince la voglia di dire che siamo padroni a casa nostra. Noi chiediamo tutte le 23 materie, lo dico subito, e i nove decimi delle tasse» ha detto Zaia parlando del «contratto» che il Veneto presenterà al Governo per chiedere maggiore autonomia, dopo il referendum. «Incontreremo il presidente del Consiglio - ha aggiunto - quando il nostro progetto sarà pronto».

«Il flop di Maroni è evidente. Con tutti soldi spesi e gli sforzi comunicativi, sfociati in vere e proprie forzature, l’affluenza è al di sotto del 40%. Se poi si fa il paragone con l’affluenza in Veneto, che stacca la Lombardia di oltre venti punti percentuali, il fallimento leghista è ancora più evidente»: lo ha detto il segretario lombardo del Pd, Alessandro Alfieri. «Maroni - ha aggiunto - ha svilito una battaglia importante come quella sulla maggiore autonomia per farsi la campagna elettorale. Tutto questo a spese dei lombardi: 55 milioni di euro, una cifra esorbitante. La proposta del PD di seguire la via istituzionale per avere più competenze e risorse resta la migliore e su questo continueremo a batterci»

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