Maroni: referendum ad ottobre
Martina e Gori: «Non sprechi 46 milioni»

Il ministro: «Chieda subito al Governo l’apertura formale del tavolo di lavoro per l’eventuale attribuzione di ulteriori competenze alla Regione secondo l’articolo 116 della nostra Costituzione». Il presidente della Regione annuncerà venerdì la data.

«Venerdì in Giunta annuncerò la data del referendum per l’autonomia» della Lombardia. Lo ha detto il presidente della Regione, Roberto Maroni. Il governatore lombardo (che venerdì 21 aprile sarà a Bergamo con tutti i suoi assessori) si è limitato ad aggiungere che il referendum consultivo si terrà «in ottobre», probabilmente insieme al Veneto. «Giovedì - ha concluso - sentirò il presidente Zaia e venerdì annuncerò la data. Devono partire le procedure, abbiamo già fatto la gara per il voto elettronico e il cronoprogramma è chiaro».

«Voglio avanzare una proposta semplice e costruttiva al presidente di Regione Lombardia Chieda subito al Governo l’apertura formale del tavolo di lavoro per l’eventuale attribuzione di ulteriori competenze alla Regione secondo l’articolo 116 della nostra Costituzione» replica il ministro alle Politiche agricole, il bergamasco Maurizio Martina. «Faccia questo passo ora, anche in coerenza con la richiesta condivisa da tutti i sindaci dei comuni capoluoghi e dai presidenti di provincia della regione per sviluppare costruttivamente un percorso legato al federalismo differenziato e ai costi standard. Eviti di spendere inutilmente più di 46 milioni di euro per un referendum consultivo senza effetti immediati. Basta una richiesta al Governo, inspiegabilmente mai arrivata fino ad oggi, per arrivare allo stesso obiettivo, senza buttare milioni di euro. Noi ci siamo, siamo disponibili a lavorarci. Piuttosto quelle risorse le destini a sostegno del lavoro e dei cittadini più in sofferenza».

D’accordo con Martina il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. «La piena disponibilità del Governo ad aprire la trattativa sull’”autonomia rafforzata” della Lombardia – manifestata oggi dal ministro Martina a nome dell’esecutivo – rende del tutto inutile il referendum che Maroni vuole celebrare in autunno. Il quesito referendario recita: “Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 116, terzo comma della Costituzione?”. Bene, il Governo dice sin d’ora d’essere pronto ad aprire la discussione, non c’è dunque bisogno di chiedere alcunché ai lombardi. Anzi, se Maroni avesse dato seguito all’invito che un anno e mezzo fa gli recapitai a nome di tutti i sindaci dei capoluoghi e di tutti i presidenti delle Province lombarde, e avesse formalmente chiesto al Governo l’apertura del tavolo di lavoro sull’autonomia, a questo punto i cittadini lombardi avrebbero già ottenuto ciò che non si è neppure iniziato a discutere. Si è perso dunque del tempo prezioso».

«Del resto – continua Gori - nei quattro anni del suo mandato il presidente della Regione non ha fatto nulla per concretizzare i suoi impegni elettorali, a partire dalla riduzione del residuo fiscale. Ora la presa di posizione del Governo offre a Maroni l’occasione per dimostrare se ha davvero interesse per l’autonomia lombarda – e in questo caso deve solo raccogliere la proposta del ministro Martina e scrivere formalmente al presidente Gentiloni, risparmiando i 46 milioni di euro del referendum e destinandoli a cose più necessarie – o se invece gli interessa solo agitare una bandiera a fini propagandistici. Io lo invito ad accogliere la proposta e ad avviare un processo importantissimo per la Lombardia»

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