Gas e acqua, le solite disfunzioni:
bollette mai ricevute e forniture tagliate

Rimanere senza acqua e gas non è mai piacevole. Ancor meno in inverno, e la cosa diventa veramente irritante se il taglio delle forniture avviene per un errore del fornitore.

È quanto successo in questi giorni in provincia: tre casi di malfunzionamento e cattiva comunicazione tra utenti e gestori che Adiconsum Bergamo ha dovuto risolvere, ma che aprono, secondo Eddy Locati, presidente dell’associazione consumatori della Cisl Orobica, «una necessaria riflessione sul ruolo della gestione dei servizi pubblici e di un modo di operare diverso».

I casi di disservizio - spiega un comunicato del sindacato - partono dalla storia di una famiglia di Bonate Sopra: il 4 febbraio «scopre» che non gli arriva più il gas. Chiama la Gdf Suez, suo fornitore, e viene a sapere che c’era una fattura di circa 300 euro mai pagata. Ma la fattura non era mai pervenuta al cliente, perché, nonostante le svariate comunicazioni fatte al call center per modificare l’indirizzo della residenza, la stessa era stata spedita a Ponte S. Pietro. Fatto sta che per questo disguido, imputabile alla Gdf Suez, la fornitura di gas viene staccata.

La cliente ha pagato subito la fattura, inviando fax alla società venditrice e chiedendo l’immediato riallaccio. Ma sorge un altro problema: il riallaccio della fornitura non è compito di chi vende il gas, ma del distributore, cioè di chi gestisce la linea, e questo, finché non riceve l’input dalla società venditrice, non può intervenire.

«Per fortuna – dice Locati -, in questo caso, siamo riusciti a far accelerare i tempi e, anche grazie ai responsabili del distributore (la 2i Rete gas), la famiglia ha avuto riallacciato il gas nella mattinata del 7 febbraio. Però è scandaloso che una famiglia con una bimba piccola e con la mamma in attesa, per un disguido causato dal venditore sia rimasta senza gas, in pieno inverno, per tre giorni».

Meno fortuna ha avuto una cliente di Stezzano. A casa sua è stato tagliato il gas lunedì scorso, 9 febbraio, per morosità dovuta a fatture mai pervenute. Lo stesso giorno la signora va in posta e paga immediatamente quanto dovuto ( € 1.692,00) alla e.on, società con la quale ha un contratto di fornitura. Sempre lo stesso giorno, si reca in Adiconsum e chiede di essere assistita affinché la fornitura di gas venga ripristinata il più presto possibile.

«Chiamiamo al Numero verde di e.on – racconta Locati - e ci assicurano che il pagamento è stato fatto e che nel giro di 48 ore il gas sarebbe stato riallacciato. Poiché a giovedì 12 febbraio nulla era successo, abbiamo chiamato il distributore, in questo caso la società Sime Comm e ci è stato detto che non potevano intervenire perché e-on non aveva ancora dato il segnale di ripristino». «Con grande disappunto abbiamo risentito e.on e finalmente venerdì 13 febbraio la fornitura verrà ripristinata, ancora una volta grazie al pronto intervento del distributore. Sorge una domanda: sono questi i «vantaggi» della liberalizzazione del mercato del gas e della divisione tra venditore e distributore?».

Sul caso segnalato e.on ha voluto intervenire con una nota: «La cliente – spiega la società – purtroppo aveva inviato inizialmente un’evidenza di pagamento comprendente solo una piccola parte dell’insoluto e quindi non completa come previsto dalle normative in materia, oltre che per una registrazione celere di pagamenti. L’evidenza di pagamento completa è arrivata a E.ON solo nel pomeriggio di giovedì 12 febbraio. Solo allora il fornitore ha potuto inviare prontamente la richiesta di riattivazione al distributore che ha riattivato la fornitura il giorno dopo».

Nel terzo caso, una famiglia di Martinengo, anch’essa con un bimbo di un anno, ha avuto invece un problema con Uniacque, per la fornitura di acqua. L’erogazione è stata interrotta per una morosità di circa 150 euro. «Per fortuna, attraverso il nostro intervento nei confronti dei responsabili di Uniacque – dice Locati -, siamo riusciti a far ripristinare il servizio di erogazione dell’acqua. Resta tuttavia il fatto che non si può tagliare l’acqua per 150 euro. Su questo, abbiamo chiesto immediatamente un incontro ad Uniacque, assieme alle altre associazioni di consumatori, per definire un modo di operare diverso, che tenga conto dell’entità delle morosità, ma anche delle condizioni familiari».

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