Nuova perquisizione a Mapello
Bossetti, sequestrati scarponi

Di nuovo al setaccio, per circa tre ore. Mercoledì mattina la casa di Massimo Bossetti, a Mapello, è stata rivoltata come un guanto dagli inquirenti, polizia e carabinieri, alla ricerca di indizi utili alle indagini. Sequestrati anche un paio di scarponi.

Di nuovo al setaccio, per circa tre ore. Mercoledì mattina la casa di Massimo Bossetti, a Mapello, è stata rivoltata come un guanto dagli inquirenti, polizia e carabinieri, alla ricerca di indizi utili alle indagini. Perché un’altra perquisizione, la terza dopo quella effettuata il giorno stesso del fermo dell’artigiano e quella del 20 giugno ad opera dei Ris di Parma? Cosa ha spinto gli inquirenti a frugare nuovamente nella casa gialla del muratore, in cella con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio? Sul motivo della mossa degli inquirenti vige per il momento il massimo riserbo.

Gli investigatori sono arrivati a metà mattina e hanno lasciato la piana di Mapello nel primo pomeriggio, con diverso materiale posto sotto sequestro. In particolare documenti contabili della ditta individuale di carpenteria «Bossetti Massimo». Si tratterebbe di preventivi e fatture inerenti all’attività edile dell’indagato. Perché? Gli investigatori stanno ricostruendo attraverso lo studio di tabulati, celle telefoniche e testimonianze, ogni minimo movimento di Bossetti prima e dopo l’omicidio e nel periodo del ritrovamento del corpo di Yara. Probabilmente nelle fatture e nei documenti contabili della ditta adesso cercano riscontri per capire se il muratore aveva titolo per trovarsi nei luoghi d’interesse per le indagini (Chignolo d’Isola, Brembate Sopra) oppure se la sua presenza fosse ingiustificata.

Non solo fatture, però. Gli inquirenti hanno passato letteralmente al setaccio la casa di via Piana. Nulla è stato tralasciato: salotto, cucina, servizi, camere da letto, armadi, scatole, cassetti. Fra gli oggetti sequestrati, ci sono anche un paio di scarponi da lavoro del muratore, un suo giubbotto nero, persino un aspirapolvere.

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 24 luglio

© RIPRODUZIONE RISERVATA