Over 60 senza lavoro e pensione
«Rischia di finire al dormitorio»

L’Unione inquilini Bergamo: «Francesco, nostro concittadino di 64 anni e mezzo, ha perso il lavoro e non è stato più in grado di pagare l’affitto di casa, e ultimamente nemmeno le bollette della luce e del gas». Martedì 17 febbraio è prevista l’esecuzione dello sfratto, presidio a San Paolo d’Argon.

«Di professione fa il cuoco pizzaiolo – racconta Fabio Cochis, segretario provinciale Unione inquilini Bergamo – e nel suo lungo curriculum vanta numerosi ristoranti prestigiosi qui nella Bergamasca o anche nelle più note località turistiche dove si recava per le “stagioni”. Una vita senza particolari problemi economici, ma poi tutto è precipitato velocemente con la crisi economica. Nel dicembre appena passato Francesco - malgrado le numerose conoscenze e relazioni negli ambienti della ristorazione - è riuscito a lavorare non più di tre giorni, un giorno solo a gennaio».

Dove andare? «I servizi sociali del nostro comune, dopo i primi colloqui che lasciavano ben sperare, hanno detto alla fine in modo perentorio che non intendono farsi carico – dice Cochis – e che pertanto Francesco dovrà rivolgersi al dormitorio, come il “Galgario” a Bergamo. Eppure a Francesco basterebbe solo qualche mese, perché - è una buona notizia, che gli ha dato l’ufficio della Cgil qualche giorno fa - in autunno potrebbe andare in pensione, sia pure con la retribuzione minima, attorno ai 600 euro».

«Purtroppo non è un caso isolato quello di Francesco, cioè di una persona che - giunta quasi alla fine della sua età lavorativa, dopo una vita certo fra alti e bassi, ma senza gravi problemi economici (”Mai avevo pensato - ci ha detto -di dovere andare alla Caritas per avere un pacco viveri!”) - si ritrova, senza casa, senza lavoro, solo, con la prospettiva del dormitorio pubblico. Non possiamo fa a meno di notare che, fra precarietà lavorativa ormai generalizzata, innalzamento demenziale dell’età di pensionamento, crisi economica voluta dalla finanza internazionale (la vicenda greca ormai lo ha dimostrato con grande chiarezza), situazioni e vicende personali di questo tipo - che una volta si potevano risolvere all’interno della rete familiare o amicale - oggi diventano sempre più numerose e drammatiche, e non c’è un minimo di strategia di intervento pubblico per dare risposte adeguate, anche a difesa della dignità delle persone.»

«Francesco non è solo – spiegano ancora dall’Unione inquilini – e c’è anche chi sta forse peggio, come Luciana, 61 anni compiuti, sempre lavorato sia pure in modo precario, ora rimasta senza neppure la casa, tanto da essere costretta a dormire in macchina anche per lunghi periodi. “Cerco un lavoro, il lavoro è un diritto, non cerco altro”, ci ripete con insistenza e rabbia. Non possiamo che rilanciare il suo appello: Luciana ha lavorato anche lei in ristoranti e pizzerie, sa fare la cameriera, la colf, la badante, ha lavorato anche in imprese di pulizie; se qualcuno può darle lavoro, anche breve, può chiamare al nostro numero. Francesco e Luciana si sono conosciuti solo quando si sono incontrati nei giorni scorsi al nostro Sportello Sociale Autogestito. Francesco ha così ospitato Luciana nel suo appartamento, seppure freddo e senza luce. Martedì 17 febbraio (alle 9 il presidio in via Nazionale 87, ndr) cercheremo di convincere proprietà e ufficiale giudiziario a posticipare l’esecuzione dello sfratto, per non mettere in strada due persone e consentire la ricerca di una soluzione abitativa alternativa dignitosa, possibilmente per entrambi.

«Abbiamo anche indetto una conferenza stampa dove chiederemo il blocco degli sfratti e per denunciare il dramma, ormai anche nei nostri territori più diffuso di quanto non si pensi, delle persone non più giovani che - per effetto della crisi - si trovano senza un lavoro, senza un reddito, senza più una casa».

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