Problemi in Santa Caterina?
Ecco la versione di un esercente

Ci scrive dopo aver letto delle lamentele dei residenti di Borgo Santa Caterina e dei vari problemi legati allo storico quartiere, tra baccano, vandalismi e continui interventi della polizia locale. L’altra faccia della medaglia, raccontata da un titolare di un nuovo bar del borgo, con un appello ai clienti dei locali, ma anche ai residenti.

Ci scrive dopo aver letto delle lamentele dei residenti di Borgo Santa Caterina e dei vari problemi legati allo storico quartiere, tra baccano, vandalismi e continui interventi della polizia locale. L’altra faccia della medaglia, raccontata da un titolare di un nuovo bar del borgo, con un appello ai clienti dei locali, ma anche ai residenti.

«Sono Pietro, titolare del locale Doma, di recente apertura in Borgo Santa Caterina.Vorrei solo, nel rispetto del parere di tutti, far sentire anche un altro punto di vista, quello degli esercenti oggetto di accuse. Vorrei sottolineare come stiamo cercando di limitare al massimo le criticità intrinsecamente collegate ad un’attività notturna quale la nostra. Spendiamo 130 euro a serata per avere personale specializzato addetto alla sicurezza, istruito per limitare tutti i comportamenti potenzialmente scorretti degli avventori».

La mail continua così: «Abbiamo speso una grossa somma per l’insonorizzazione acustica del locale e per bicchieri in policarbonato che possano evitare le problematiche dell’utilizzo del vetro.Tutte spese che, ci tengo a dirlo, riteniamo assolutamente giuste e doverose per limitare l’impatto sul vicinato. Aderiamo inoltre al “Codice Etico” proposto dal tavolo “Notti in Sicurezza” promosso dall’ASL e supportato dal Comune di Bergamo, impegnandoci cosi a prevenire episodi di abuso di alcolici e relative problematiche».

Ma aggiunge: «Tuttavia, sarebbe falso dire che siamo in grado di evitare e prevedere qualsiasi problema. Basta una sola persona maleducata o incivile per creare disagi. E purtroppo questi sono fattori al di fuori del nostro controllo. Ritengo però assurdo puntare il dito verso i locali, chiedendone addirittura, come ho sentito di recente, la chiusura anticipata a mezzanotte. Ricordiamo che al momento abbiamo già l’obbligo di chiudere alle 2:00 di notte, quando tutti sanno che a quell’ora, soprattutto nel weekend, ci sarebbero ancora molti potenziali clienti per la nostra attività. Chiunque abbia avuto la possibilità di spostarsi da Bergamo, visitando magari qualche capitale europea, sa bene quanto le cose siano diverse altrove: strade piene anche di notte, servizi pubblici attivi fino al mattino, taxi dietro ogni angolo. Perchè spesso si prendono le città nordeuropee come esempio da seguire per quanto riguarda la civiltà e i servizi, tra le altre cose, e le ignoriamo quando ci dimostrano che una vita notturna civile è possibile, anche nei centri abitati?

Civiltà è sicuramente non urlare, non rompere bottiglie e non lasciare sporcizia, ma civiltà è anche tolleranza. Tolleranza verso un’esigenza più che legittima, quella dei giovani di potersi divertire. Civiltà è prima di tutto convivenza, e la convivenza è fatta di compromessi e rinunce da entrambe le parti».

«Dico questo perché, prima di essere esercente, sono anche residente del quartiere di Valtesse. E capita anche a me di subire disagi dovuti, per esempio, alle partite della domenica. Trovo estremamente fastidiosa l’impossibilità del potermi spostare in auto tranquillamente (per andare al lavoro, tra l’altro) quando c’è un evento sportivo, verso cui tra l’altro provo ben poco interesse. Ma riconosco il fatto che a un grande numero di persone interessa la partita di calcio e, guardacaso, lo stadio è proprio vicino a casa mia.

Accusare i locali nella speranza che chiudano il prima possibile, o che si spostino portando il problema da qualche altra parte, non è civile, come non è civile da parte nostra ignorare le lamentele dei residenti. E’ civile invece rispettare le iniziative di piccoli imprenditori, che tentano di farsi strada in un momento difficile, e che non possono aprire un bar in aperta campagna se vogliono sperare di sopravvivere. E’ civile il dialogo: siamo pronti ad ascoltare le lamentele e a provare a trovare delle soluzioni. Provateci, prima di telefonare ai vigili di continuo».

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