Referendum, Covo alla Regione:
«Il nostro no alle unione forzate»

Se fusione sarà fra Covo, Fara Olivana con Sola e Isso, il nuovo comune che nascerà nella Bassa orientale si chiamerà Castelcorte. Questo il nome più votato dagli elettori che si sono recati alle urne per il referendum consultivo.

Se fusione sarà fra Covo, Fara Olivana con Sola e Isso, il nuovo comune che nascerà nella Bassa orientale si chiamerà Castelcorte. Questo il nome più votato dagli elettori che si sono recati alle urne per il referendum consultivo sulla fusione indetto dalla Regione.

Ma, aldilà della certezza della denominazione, è la fusione stessa a essere diventata un punto interrogativo grande come una casa, anche di più, alla luce dei risultati di domenica. Con un’affluenza in due comuni su tre superiore al 50% degli aventi diritto al voto, complessivamente ha vinto il no, che a Covo ha ottenuto addirittura una maggioranza schiacciante, quasi dell’80%.

La decisione finale sulla fusione, prevista per febbraio, spetta alla Regione, che delibererà sulla base di diverse valutazioni compreso l’esito referendario. Proprio per questo motivo a Covo la pratica-fusione viene già considerata archiviata, non solo dai comitati del no ma anche dal sindaco Carlo Redondi, primo sostenitore della nascita del nuovo comune nella Bassa.

«Gli esiti elettorali si rispettano», aveva commentato a caldo Redondi domenica sera. Un concetto, ribadito.«Quello del nostro comune è stato un risultato chiaro e netto - ha affermato - e mi auguro che la Regione ne tenga conto. Io dò già come archiviata la fusione e comunicheremo alla Regione la contrarietà del Comune di Covo alla prosecuzione del progetto perché la partecipazione dell’elettorato al referendum ha superato il 50% e l’affermazione del no è stata inequivocabile. Riterrei un grave danno se la Regione procedesse con la fusione, perché di fronte a una presa di posizione così netta vorrebbe dire creare scompensi».

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