Ricoverata due volte, ma mai operata
Sanità, la Cisl: «Situazione drammatica»

Tempi di attesa biblici e situazioni kafkiane: dall’Osservatorio di Cisl Funzione Pubblica emerge che, per una visita cardiologica, chi prenota oggi trova il primo posto libero nel 2017, così come per dermatologia.

«Meglio» diabetologia (4-5 mesi di attesa) e ortopedia («solo» 4 mesi). Così gli ospedali della provincia rispondono all’emergenza del personale sollevata da Fp Cisl e denunciata da Adiconsum Bergamo.

In risposta alla lettera che Mara Azzi, direttore generale dell’Asl di Bergamo, ha dato all’esposto Cisl, porta l’esperienza di una signora - Donatella R. di Valbrembo - che , dice Eddy Locati, segretario generale dell’associazione dei consumatori della Cisl, «denota una volta di più come la Sanità pubblica si stia deteriorando dal punto di vista dei tempi d’attesa, raggiungendo livelli insopportabili e creando non poco disagio a chi li deve subire».

La situazione è stata sollevata, un mese fa, da un esposto di Cisl, che ha denunciato i turni massacranti cui sono sottoposti medici e infermieri per la cronica mancanza di personale.

«Operatori sanitari con centinaia di ore di straordinario non recuperabile sulle spalle; specialisti che lavorano ininterrottamente per 28 ore; reparti che non sono in grado di rispettare le linee guida regionali sulla presenza continua del medico; 120.000 ore di arretrati accumulati in un solo Ospedale. E questo non ha impedito di compilare liste di attesa per alcune prestazioni che vanno dai 6 ai 10 mesi».

Questa è la situazione denunciata dalla Funzione Pubblica della CISL di Bergamo nelle aziende ospedaliere provinciali: Papa Giovanni, Bolognini, Treviglio non riescono da tempo a far diga contro il continuo diminuire del personale, l’aumento delle richieste e la scarsità delle risorse. E tutto questo a poco meno di un mese dall’ultimatum dell’Unione Europea: il 25 novembre, infatti, entrerà inderogabilmente in vigore la Direttiva dell’UE che impone orari rigidi e trasparenti per ogni lavoratore, riposi obbligatori e certificati…insomma una pianificazione degna di strutture all’altezza della tanto conclamata qualità della vita.

A questo esposto, indirizzato anche all’Asl, responsabile territoriale della salute pubblica, di utenti e lavoratori, Mara Azzi ha risposto che «l’Azienda non ha mai ricevuto segnalazioni in merito all’esistenza di queste situazioni» e dei problemi che ne conseguono. «Una cosa ridicola, se non fosse drammatica – tuona Locati -. Ai nostri uffici giungono decine di segnalazioni e all’Asl non ne sanno niente? La storia della signora Donatella è solo una, ma ben esplicativa della qualità dell’offerta sanitaria in provincia».

La storia assurda della signora di Valbrembo
Alla signora di Valbrembo, nell’agosto del 2014, venne prenotato un intervento
per togliere dei calcoli alla cistifellea, presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII. Ad aprile 2015 viene finalmente invitata a recarsi in ospedale per gli esami pre-operatori di routine.

Viene ricoverata il 7 luglio 2015, alle 11 della mattina presso il reparto di chirurgia. Dopo una visita e un esame del sangue, gli viene assegnato il posto letto. Verso le 17 un medico le comunica che ci sono stati dei ritardi, ma che l’intervento sarebbe stato effettuato (era la terza paziente del pomeriggio).

Alle 18 gli viene invece consegnata la lettera di dimissioni, con l’impegno di richiamarla il prima possibile, addirittura dopo qualche giorno, senza particolari motivazioni. Dopo 20 ore di digiuno totale, la paziente si riveste e torna a casa.

Passano circa 10 giorni, e con una telefonata le viene comunicato di ripresentarsi in ospedale; peccato che due ore dopo la telefonata viene comunicato all’interessata che il tutto è stato sospeso, a causa di una urgenza. Dopo ben 114 giorni, finalmente, viene fissato il secondo ricovero. Alle 7 del 30 ottobre 2015 la paziente viene ricoverata non più nel reparto di chirurgia, ma in day surgery. Viene prelevato il sangue, viene assegnato il posto letto e viene comunicato che sarebbe stata la seconda ad essere operata.

Dopo le ore 14, al cambio turno, un infermiera chiama la sala operatoria per chiedere informazioni sull’intervento programmato, ma alle ore 17.15 si presenta il chirurgo in camera comunicando le dimissioni della paziente (tra l’altro offendendosi per le proteste dell’interessata e di suo marito).

«In sostanza – racconta Locati -, ancora una volta, probabilmente per casi più gravi, il previsto intervento è saltato e la signora è tornata a casa con i suoi calcoli, dopo altre 21 ore di digiuno totale e, ovviamente, con tanta rabbia. La paziente sa benissimo che ci sono persone con problemi più gravi delle sue coliche, ma ritiene anche che quello a lei successo sia assurdo, così come l’atteggiamento del chirurgo. Adiconsum, insieme alla Funzione Pubblica della Cisl di Bergamo, monitorerà la situazione, soprattutto in vista dell’entrata in vigore della direttiva Ue, aiutando così l’Asl a avere una visione più reale di quanto succede nella sanità bergamasca».

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