Salumi senza maiale, è polemica
La Regione: pensiamo al made in Italy

Sotto accusa i salumi che, per molti, ora devono essere senza maiale. E in Regione scoppia la polemica. Il Ministero precisa: decreto ancora da discutere.

«Mentre il mondo si interroga su come gestire l’emergenza del terrorismo islamico, i sapienti legislatori del governo studiano il modo per raggiungere due obbiettivi: accogliere al meglio l’invasione di clandestini e terroristi anche sul piano gastronomico e condannare un settore come quello della salumeria, che esporta oltre 1,1 miliardi di euro e rappresenta una delle voci più importanti dell’export agroalimentare. Complimenti». Lo ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava.

«La proposta di decreto attinente alle norme per la produzione e la vendita di alcune tipologie di salumi - precisa Fava - pervenuta dal Ministero dello sviluppo economico, è ancora al vaglio degli uffici tecnici del Mipaaf». E aggiunge: «Anziché trovare la strada per sradicare definitivamente le malattie, confinate in poche aree del Sud e della Sardegna, che impediscono alla filiera dei salumi Made in Italy di esportare in tutto il mondo - dice Fava - o di accogliere la richiesta del mondo allevatoriale e dell’industria di macellazione di certificare prodotti di provenienza 100% italiana e di arrivare ad un’etichettatura seria, che indichi l’origine delle materie prime e la destinazione di quelle in ingresso dall’estero, si pensa di lasciare aperta la porta al prosciutto senza maiale, per non urtare la sensibilità islamica».

E Fava polemizza: «Ricordo al ministero delle Politiche agricole che su 666 salumi prodotti in Italia, esiste già un’ampia possibilità di scelta di prodotti certificati, che non contengono carne suina. Solo per rimanere in Lombardia, desidero menzionare il salame d’oca di Mortara, la bresaola della Valtellina, il violino di capra della Valchiavenna».

Piuttosto, suggerisce Fava, «si cerchino rapidamente soluzioni condivise per sostenere una filiera, come quella suinicola, che vale 18 miliardi di euro e vede la Lombardia al vertice per numero di suini allevati, ben 4,2 milioni di capi, a livello nazionale. Come sempre, la Regione andrà avanti autonomamente».

In serata è arrivata una precisazione del Ministero competente. Eccola. «Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali precisa che la proposta di decreto attinente alle norme per la produzione e la vendita di alcune tipologie di salumi, pervenuta dal Ministero dello sviluppo economico, è ancora al vaglio degli uffici tecnici del Mipaaf. Pertanto rilievi, eventuali modifiche e miglioramenti del provvedimento sono ancora in corso e verranno definiti compiutamente nelle prossime settimane».

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