«Sembrava dormissero, erano morte»
Il racconto dei pompieri orobici - Video

«Sembrava dormissero. Meglio, almeno non hanno sofferto». Ci si può consolare anche così, in questo cimitero di macerie, polvere e desolazione che è diventato Amatrice, dove i sorrisi sono talmente mirati da sembrare anch’essi squarci su un muro.

Enzo Pellegris, bergamasco, prova a cercare un appiglio, dopo aver cercato per più quarantotto ore, e quasi ininterrottamente, prima feriti e poi corpi. È toccato alle sue squadre specializzate (Usar medium Lombardia, trenta vigili del fuoco, 4 sanitari, tre unità cinofile) prendersi carico dell’Albergo Roma, il simbolo di questa ecatombe. E forse non è un caso se per due volte Pellegris e i suoi siano dovuti fuggire da quel cumulo di detriti che è ora l’hotel, per via dello sciame sismico che ha incessantemente dispensato scosse pure in questi due giorni dedicati ai soccorsi: quasi che il terremoto non volesse veder violato il capolavoro della sua potenza devastatrice.

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Ma l’uomo in tuta verde militare non è uno che cede a queste elucubrazioni un po’ misteriosofiche: infatti, da buon bergamasco pragmatico, risponde con una contabilità che fa ben sperare. «Dicevano che c’erano 70/80 morti solo nell’albergo, secondo me invece ce ne sono molti meno. Siamo riusciti ad accedere a tre stanze ed erano tutte vuote. Nell’hotel abbiamo individuato due corpi, forse ce n’è un terzo. Ma non abbiamo potuto scandagliare tutto l’edificio».

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Pellegris e le sue squadre vengono dirottate anche in altri stabili del centro storico ed è proprio qui, in un’abitazione privata, che ieri pomeriggio s’è imbattuto nella donna che pareva assopita: una romena di 47 anni, forse una badante. «Era sdraiata su un fianco, con le mani giunte sotto la guancia, come fanno i bambini quando dormono beati. Non s’è accorta di nulla quando è stata travolta dalle macerie. Dormiva in un letto singolo, sotto il quale c’erano le sua valigie», confida.


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