Sentenza ultrà, 3 anni al «Bocia»
Assolti i tifosi che entrarono a Zingonia

Tre anni al Bocia. Questa una delle decisioni prese dalla sentenza del giudice Maria Luisa Mazzola. Sono 143 gli ultrà imputati nella maxi inchiesta sul tifo violento coordinata dal pm Carmen Pugliese.

Chiesti 6 anni, il giudice ha deciso per 3 anni, concedendo a Galimberti le attenuanti generiche. Rispetto alla richiesta iniziale, è venuta meno la qualificazione di reato di rapina, in merito all’aggressione al tifoso juventino preso a cinghiate mentre festeggiava in centro lo scudetto della sua squadra. Il Bocia avrebbe incitato l’ultrà che lo stava picchiando, con la frase: «Copel de bòte» (però lui ha negato).Il Bocia è stato quindi considerando colpevole in concorso in lesioni, e non in rapina.

In riferimento invece alla vicenda degli atti vandalici alla Alzano Berghem Fest, il giudice ha condannato una 40ina delle 54 persone coinvolte, riconoscendo l’accusa di danneggiamento con condanne dall’anno all’anno e due mesi. Gli ultrà giudicati responsabili, inoltre, dovranno risarcire in solido fra loro la parte civile del Comune di Alzano Lombardo con 60 mila euro.

Condannato a 8 mesi il sindaco leghista di Gandosso Alberto Maffi: il pm aveva chiesto un anno e 4 mesi, con le attenuanti generiche. Maffi è accusato di aver fatto da «vedetta» per il Bocia prima degli scontri di Atalanta-Inter del 13 dicembre 2009. «Ci sono i blu (la polizia, ndr), rischio trappola», erano gli sms che Maffi mandava al Bocia. Il sindaco in aula si è difeso sostenendo che segnalava al capo ultrà il via libera per poter andare a incontrare i giocatori dopo la partita. Maffi e il Bocia dovranno ora risarcire un carabiniere per le lesioni riportate in un’aggressione. Si tratta di un risarcimento di alcune migliaia di euro.

Il giudice si è ritirato in camera di consiglio alle 11, al termine di un’udienza conclusiva, durata un paio d’ore e dedicata alle ultime schermaglie fra pm e avvocati difensori. Proprio nell’udienza di lunedì mattina un ultimo, clamoroso colpo di scena è stato reso noto dalle difese degli imputati.

L’avvocato Federico Riva, che insieme al collega Giovanni Adami assiste una buona fetta di ultrà atalantini, ha comunicato al giudice e al pubblico ministero che la società Atalanta, tramite il suo attuale presidente pro tempore Antonio Percassi, ha rimesso la querela (a suo tempo presentata dalla gestione Ruggeri) nei confronti dei tifosi finiti a processo per l’assalto al centro Bortolotti di Zingonia del 4 maggio 2010. Si tratta in tutto di 40 imputati (fra cui il leader della Curva, Claudio «Bocia» Galimberti) accusati di violazione di domicilio e danneggiamento, per i quali il pubblico ministero aveva chiesto condanne comprese fra 1 e 2 anni.

La novità ha destato stupore perché comunicata proprio nel giorno in cui è prevista la lettura della sentenza e dopo che anche sull’episodio di Zingonia è stata svolta l’istruttoria dibattimentale. «Gli imputati ­– ha chiarito in aula l’avvocato Riva – hanno raggiunto un accordo con l’Atalanta che si è concretizzato solo oggi, ma che ha alle spalle alcuni mesi di confronto: la società, che non si è detta interessata a un risarcimento economico del danno, ha accettato di rimettere la querela perché, in cambio, i ragazzi a suo tempo denunciati presteranno un’attività di volontariato nel campo del sociale alla Caritas diocesana bergamasca. L’accordo è stato siglato con il benestare del Comitato etico».

Il giudice, nella sentenza, ha quindi preso atto della documentazione fornita dalle difese, ma non ha interpretato il materiale come una remissione, ma come un accordo transattivo tra la società e gli imputati. Il giudice ha comunque assolto tutti gli imputati riguardo il caso di Zingonia: secondo Mazzola non sussisterebbe il fatto, perchè non si tratterebbe di violazione di domicilio e danneggiamento.

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