Sindaci, la protesta in Comune
Una 80ina in corteo: «Basta con i tagli»

Mattinata di proteste, per dire basta ai tagli del governo. protagonisti una ottantina di sindaci del nostro territorio. L’iniziativa, promossa dalla Lega Nord, alla quale hanno partecipato amministratori di ogni colore politico, ha previsto un corteo in partenza dalla Prefettura fino a Palazzo Frizzoni.

È qui che, nella sala consiliare del Comune, dopo il corteo di protesta lungo le vie del centro, si è svolta un’assemblea, con i primi cittadini compatti, nonostante il colore politico. Questo perché i nostri territori danno più di quanto ricevono, con un saldo negativo di oltre 13 milioni di euro. Con anche una lettera del presidente della Provincia Matteo Rossi, rivolta ai sindaci: «Per impegni istituzionali già fissati da tempo non posso portare personalmente il mio saluto alla vostra manifestazione di sabato mattina, ma ci tengo comunque a scrivervi questo breve messaggio - scrive Rossi -. Premetto che poco importa per me l’appartenenza di ciascuno di voi, perché tutti, in questi tempi difficili, siamo chiamati a mettere il bene comune del nostro territorio e delle nostre comunità prima di ogni logica di parte e prima di ogni parte politica. Sono convinto che ciascuno, prima del proprio interesse o di quello del proprio partito, senta forte la responsabilità di dare voce e di dare risposte ai cittadini del proprio paese che chiedono quei servizi essenziali che da troppo tempo sono messi in discussione dai governi nazionali di ogni colore politico che hanno considerato le autonomie locali come un bancomat».

«Ben venga quindi ogni tipo di pressione sul governo e sui parlamentari che dovranno discutere a breve il decreto fiscale sugli enti locali, e che dovremo poi chiamare sul territorio a rendere conto delle loro scelte. Proprio venerdì in Provincia abbiamo approvato un documento su un tema molto sentito, quello della manutenzione stradale, che vi è stato inviato e che vi invito ad approvare nei vostri Comuni - continua la lettera -. Quello che viene chiesto nell’ordine del giorno è che Palazzo Chigi apra gli occhi di fronte alla situazione in cui versano strade e ponti provinciali a Bergamo come in diverse altre parti d’Italia, e promuova un’azione straordinaria per poter garantire la percorribilità e la sicurezza della rete stradale in capo alla Provincia, che in questo momento, come del resto tutte le altre province italiane, non è in grado di assicurare una normale manutenzione stradale con tutto quello che ne deriva in termini di degrado e di pericolo».

E il messaggio si chiude così: «Cari amministratori, vi sono nel nostro Paese due grandi questioni aperte e irrisolte: quella democratica e quella economica. La dimensione del territorio le incrocia entrambe e la nostra non è una battaglia di difesa o di retroguardia, ma sta dentro le trasformazioni del nostro tempo cercando di offrire un punto di vista radicato nel quotidiano del nostro popolo e delle nostre comunità. Proprio per questo è una battaglia giusta e doverosa. Avanti insieme!».

Il Fondo di solidarietà comunale è alimentato in parte da una quota del gettito Imu (il 38,23% calcolato sull’Imu standard 2015) e ha l’obiettivo – dichiarato dal governo – di limitare le disuguaglianze tra città «ricche» e quelle «povere», partendo appunto da un principio di solidarietà tra enti locali.

È così che oltre un terzo del gettito Imu incamerato dal singolo ente locale alimenta il Fondo. Ma nella nostra provincia succede che alcuni Comuni non ricevano la loro quota. E che anzi, si trovino a dover contribuire con ulteriori risorse, trovandosi con un saldo negativo su due fronti: quello della compartecipazione al Fondo e quello della quota che gli spetterebbe.

Per lo Stato infatti, la provincia di Bergamo è ricca. Talmente ricca da dover contribuire più di altre. Questi casi di «doppia compartecipazione» si presentano nei Comuni delle valli, dove c’è un’alta presenza di seconde case e di conseguenza, una base imponibile molto elevata.

La logica del governo per la ripartizione del Fondo tiene conto per l’80% dei dati storici, mentre il 20% viene calcolato in ragione della differenza tra entrate e fabbisogni standard. Di conseguenza ai Comuni più «ricchi» dal punto di vista della capacità fiscale, non solo viene prelevata la quota Imu, ma anche la quota del Fondo di solidarietà: non è più lo Stato che dà, ma che preleva. L’effetto di questo meccanismo è evidente in alcuni Comuni, come quello di Foppolo, dove ai 225 mila euro che l’ente dovrà dare come quota di compartecipazione al Fondo, si vedrà sottratti altri 170mila euro, con un contributo di quasi 400 mila euro. Lo stesso vale per la vicina Carona che sborserà 255 mila euro. A Rovetta, che conta poco meno di 4 mila abitanti e che già contribuisce con 490 mila euro, il governo chiede altri 8 mila euro. Identica situazione in alcuni Comuni della Valle Imagna, come ad esempio Fuipiano che contribuisce al Fondo con 67 mila euro, ai quali aggiunge altri 13 mila.

Contributi di solidarietà che pesano come macigni sulle casse comunali. Anche perché, andando oltre la situazione del singolo ente, un dato vale per tutti: i trasferimenti del Fondo alle casse comunali, rispetto lo scorso anno, si sono ridotti. Che arrivassero ulteriori tagli non era una sorpresa per gli amministratori, perché a gennaio, il Ministero dell’Interno, in una nota parlava già di una «riduzione del Fondo di solidarietà comunale, per l’ulteriore importo di 100 milioni di euro previsto per l’anno 2015, rispetto ai 2.500 milioni di riduzioni già operate con precedente decreto del 3 marzo 2014, per l’anno 2014, in attuazione della spending review».

Da qui la protesta, con tutti i sindaci che hanno partecipato appartenenti alla Lega e al centrodestra. Del centrosinistra, oltre al sindaco di Bergamo Giorgio Gori (si è presentato a sorpresa durante i lavori del convegno, non partecipando alla sfilata che ha visto i sindaci raggiungere la sede del Comune di Bergamo), c’era il primo cittadino di Ciserano. Gori ha chiuso gli interventi dei sindaci, confermando la sua condivisione alla protesta contro i tagli, ma sottolineando che non sono solo opera del governo Renzi, «ma che risalgono al 2009».

Gianfranco Ceci, che ha partecipato al dibattito in veste di vicepresidente del Consiglio comunale, ha anche annunciato che nei prossimi giorni il Comune di Bergamo stilerà un ordine del giorno sul tema dei tagli che sarà poi condiviso con tutti i Comuni della Bergamasca. Si tratta di un documento che sarà poi inviato a Roma, all’attenzione del Governo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA