I carabinieri del Ros interrogano
un compagno di carcere di Bossetti

Un detenuto del carcere di via Gleno, compagno di sezione di Massimo Bossetti, è stato sentito dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros) come persona informata sui fatti, nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio.

Massimo riserbo da parte degli inquirenti, coordinati dal pm Letizia Ruggeri, sulle notizie raccolte all’interno delle mura della casa circondariale di via Gleno. Non è al momento possibile sapere se il detenuto abbia riferito frasi o confidenze fattegli da Bossetti stesso, oppure abbia parlato di altre circostanze riguardanti il muratore di Mapello, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di essere l'assassino di Yara.

Il fatto risale a mercoledì 28 gennaio e avrebbe creato un po’ di scompiglio e di reciproco sospetto all’interno della sezione dove Bossetti si trova (dopo aver trascorso quattro mesi in isolamento). Il muratore di Mapello è in custodia cautelare nella sezione dei cosiddetti detenuti «protetti», ovvero persone accusate (o condannate) per reati di natura sessuale o contro minori.

Di questo interrogatorio ha parlato - usando toni non certo teneri nei confronti degli inquirenti - l’avvocato difensore di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, prima nel corso della trasmissione televisiva «Quarto grado» andata in onda venerdì scorso, poi in una lunga intervista rilasciata a «Panorama». Rispondendo alle domande del giornalista Carmelo Abbate, Salvagni ha osservato: «Pensi se domani, al processo, venisse fuori un testimone che racconta di confessioni o ammissioni fatte in carcere da Bossetti. In Procura giocano sporco».

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