Yara, la discoteca aiutò le indagini
Ora chiude per colpa del giallo

Il paradosso balla nella discoteca «Sabbie evolution» di Chignolo d’Isola. Il locale ha contribuito in modo determinante alla soluzione del giallo di Yara, eppure proprio per colpa di questa vicenda e del clamore mediatico suscitato ha dovuto cessare l’attività.

Il paradosso balla nella discoteca «Sabbie evolution» di Chignolo d’Isola. Il locale ha contribuito in modo determinante alla soluzione del giallo di Yara, eppure proprio per colpa di questa vicenda e del clamore mediatico suscitato ha dovuto cessare l’attività.

«Abbiamo perso molti clienti per la cattiva pubblicità che ci avete fatto voi dei giornali e le tv - si lamenta la titolare Giusy Bonalumi di Villa d’Adda -. La gente ha cominciato a venire sempre meno e il 30 aprile scorso abbiamo chiuso i battenti. Noi molliamo. La discoteca(che negli ultimi tempi era stata ribattezzata Muzika, ndr) riaprirà solo se ci saranno nuovi acquirenti».

Sembra una zona maledetta, quella in cui sorge questo locale. In un parcheggio non distante fu ucciso a mani nude Eddy Castillo, ventiseienne di Almenno San Bartolomeo, e il presunto assassino è un giovane che era appena uscito dalla discoteca. Era il 16 gennaio 2011. Quaranta giorni più tardi, in un campo a 250 metri di distanza, verrà ritrovato il cadavere di Yara.

Il punto in cui scelse di abbandonare la ragazzina è costato la cattura al presunto omicida. Perché da quelle sterpaglie, gli inquirenti - grazie anche a una serie di incredibili coincidenze - riusciranno a risalire a Giuseppe Guerinoni, che il dna vuole come padre naturale di Massimo Bossetti.

L’intuizione venne all’allora questore Enzo Ricciardi. «Avevamo capito che per portare la ragazzina sin lì, l’assassino doveva conoscere la zona – ricorda –. Così cominciammo a guardare che c’era attorno. In quel periodo non avevano nulla in mano e ci attaccavamo a ogni cosa. Notammo la discoteca e io pensai di monitorare la clientela. Emisi un’ordinanza per farmi assegnare personale anche da Milano e disposi un controllo di pubblica sicurezza. Gli uomini della Mobile e dello Sco, supportati dalla polizia locale, entrarono in discoteca a mezzanotte e ne uscirono solo alle 6».

«Ci avevano spiegato che l’operazione rientrava nelle indagini per Yara – racconta Giusy Bonalumi – e così ci mettemmo a disposizione. Anche i ragazzi si comportarono bene, tanto che la polizia prima di andarsene ci fece i complimenti per la collaborazione».

Gli agenti non sapevano ancora di aver imboccato la pista genetica che avrebbe portato alla soluzione del giallo. Perché – ecco un altro colpo di fortuna – oltre ai clienti presenti quella sera, in discoteca –- che di fatto era un club – c’erano anche i registri con le generalità di tutti i soci. «Fornimmo quelli dal 2005 al 2012, circa 33 mila nomi e indirizzi – spiega la titolare –. Facevamo la fotocopia della carta di identità a ogni cliente che si presentava per la prima volta, altrimenti non si poteva entrare».

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