Alla Gamec «Il museo privato»
In mostra i collezionisti

Una ricognizione dell'impegno e dell'interesse della città per l'arte moderna e contemporanea attraverso i tesori delle collezioni private, solitamente non accessibili al pubblico: a vent'anni dall'apertura della Gamec, inaugurata proprio nel 1991 dalla mostra «Collezione privata, Bergamo», il museo torna ad esplorare il collezionismo di Bergamo e del territorio, per esplorarne le «potenzialità nascoste» e verificarne l'evoluzione, nella mostra «Il museo privato. La passione per l'arte contemporanea nelle collezioni bergamasche».

Grazie alla mostra «Museo privato», ecco dunque uscire dalle dimore private per offrirsi alla fruizione pubblica oltre 200 opere provenienti dalle collezioni di Diego Bergamaschi, Luigina Bernini ed Elio Carrara, Carlo Borsatti, Arturo Botti, Giuseppe e Terry Calvi, Giuseppe e Simonetta Casarotto, Angiola e Carlo Del Monte, Tiziana Fausti, Tullio, Adriana, Simona e Massimiliano Leggeri, Gianmaria e Minerva Maggi, Angela e Luigi Mascaretti, Giovanni Milesi, Maria e Stefano Müller, Johnny Patelli, Mario Pavoni, Elena e Fausto Radici, Pier Luigi e Laura Rizzi, Carla e Pippo Traversi.

Si scopre così come appartengano a collezioni bergamasche celebri opere che, forse, abbiamo avuto occasione di vedere esposte in mostre allestite in musei italiani e stranieri, ma soprattutto lavori che nella maggior parte dei casi sono rimasti finora inaccessibili al pubblico: da I musicanti di Brema di Cattelan alla grande opera di Jannis Kounellis, al teschio For the Love of God – Laugh di Damien Hirst. L'allestimento per nuclei tematici consente di fatto di ripercorrere la storia dell'arte contemporanea dalla fine degli anni Cinquanta ad oggi, dall'Arte Povera a quella Cinetico-Programmata, da Munari a Vasarely ad Alviani, dalla «pittura analitica» alla Body Art (rappresentata da autori di primo piano, tra cui Abramovic, Pane, La Rocca, Barney, Gilbert & George), fino alla Land Art. E ancora: grandi fotografi, come Fontana, Cresci e Basilico, che si confrontano con il paesaggio urbano; le contaminazioni e le suggestioni del «postmoderno», dalle fotografie di Avedon alla Transavanguardia di Cucchi e Clemente.

Sono solo alcuni dei filoni che fino al 9 gennaio saranno indagati dalla mostra, che non manca di documentare come i collezionisti bergamaschi abbiano sempre riservato grande attenzione anche a ciò che accade nel territorio, come documenta la presenza in mostra di opere di artisti che hanno operato, o tuttora operano, a Bergamo come Meris Angioletti, Fausto Bertasa, Mariella Bettineschi, Rino Carrara, Mario Cresci, Gianfranco Ferroni, Clara Luiselli, Andrea Mastrovito, Gianriccardo Piccoli, Matteo Rubbi.

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