«Ascoltiamo con la natura»
Cristina Donà racconta «Così vicini»

C’è una canzone che parla dei nostri paesaggi nell’ultimo album di Cristina Donà, dieci frammenti in forma di dialogo. «Così vicini» ammette la voglia sottile di ritrovare un’intimità perduta, il desiderio di esplorare i sentimenti, sempre di fronte a qualcosa, a qualcuno: un amico, l’amore, un figlio conficcato nella carne, il posto dei pensieri, lì vicino a casa, nella Bergamasca, dove resti «Senza parole» e la natura può parlarti anche di qualcosa che sta ben oltre la quotidianità.

«Ho pensato a tante conversazioni perché siamo in un periodo storico in cui ci sembra di aver ampliato la nostra capacità di dialogo, ma in realtà ci siamo spostati in una dimensione diversa, lontani dai meccanismi sani del dialogare. Meccanismi che ormai non appartengono più neanche a me, tant’è che ho scritto un disco perché ne sentivo il bisogno. Manca la fisicità del dialogo, oggi, la condivisione più diretta, più umana, vien da dire. Si sono affermate modalità diverse: non siamo più capaci di attendere, per esempio. Oggi se aspettiamo cinque secondi in più ci stressiamo immediatamente. Nelle risposte pochi attimi ci sembrano un’eternità. Con i mezzi che abbiamo a disposizione abbiamo accorciato tutti i tempi ed è una modalità umana completamente nuova».

L’album si chiude con «Senza parole», un dialogo con il paesaggio, con il luogo che aiuta l’introspezione, il rapporto con la natura che è specchio di qualcosa che è al tempo tangibile e intangibile.

«Sono legatissima a quel brano - spiega -, doveva addirittura aprire l’album. Poi abbiamo deciso di lasciarla in fondo come fosse un saluto. In questa canzone l’influenza di mio marito (ndr.: la scrittore Davide Sapienza), dell’amore viscerale che ha per la natura, del rapporto che ha col territorio, mi hanno contagiato. Ho cominciato a scrivere canzoni quando mi sono trasferita in Alta Valle Seriana. Un album intero su questo tema non sarei riuscita a farlo, però una canzone dove parlo di quanto sia importante il paesaggio credo che mi spettasse».

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 21 settembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA