«Palma racconta la moda»
Nuovo indirizzo all’Università

Leggere Palma il Vecchio partendo dallo sbuffo delle maniche delle camore , dal taffetà di seta, da un «sviluppo orizzontale delle forme» come spiega Massimiliano Capella, storico dell’arte e autore del testo «Iacopo Palma e la moda italiana del Rinascimento», presentato ieri in una sala gremita del Credito Bergamasco.

La mostra in programma alla Gamec si è raccontata così attraverso una nuova veste, analizzando la moda italiana del Cinquecento e soprattutto annunciando un nuovo curriculum per l’Università di Bergamo: dal prossimo anno accademico, e quindi da ottobre, il corso di laurea triennale in Lettere, con la collaborazione del Centro Arti Visive d’Ateneo, avvierà un curriculum in «Moda, Arte, Design e Cultura Visiva».

A dare l’annuncio la docente di Letteratura francese Franca Franchi: un indirizzo che «ha l’intento di ampliare l’offerta formativa» ha spiegato, e che coniugherà «cultura teorica e generale e aspetti professionalizzanti». Per entrare nel mondo della produzione, insomma, in un territorio che richiede sempre più una specializzazione e che parla di moda e di tessile. Con stretti legami: «In particolare la scuola dell’Accademia Carrara - continua Franchi -, , ma anche il sito “Arte Moda Archive”, primo al mondo di catalogazione della moda attraverso la storia dell’Arte». E non si dimenticano l’accordo di collaborazione pluriennale tra l’Università e la Graduate School of Design di Harvard: «In via di perfezionamento un accordo con la Sorbona e il St Martin’s College di Londra».

Una notizia che va di pari passo alla bellezza dei dipinti, raccontati in una vera e propria lezione di arte e moda da Capella. Con la soddisfazione di Angelo Piazzoli, segretario generale della Fondazione Credito Bergamasco: «Con grande piacere noto l’interesse per un progetto in cui il Credito Bergamasco crede da sempre». «Un’esposizione che lascerà il segno sul territorio» evidenzia Giulia Fortunato, amministratore unico di ComunicaMente Servizi per la Cultura, si è occupata dell’organizzazione della mostra. È proprio lei a raccontare come questo volume sia nato, «camminando per le sale dell’Hermitage con Capella che incalzava Giovanni Villa (curatore della mostra), osservando i tessuti delle vesti dipinte da Palma». Libro edito da Grafica & Arte: «Palma non ha rivestito le figure - ha detto Fernando Noris -, ha raccontato il suo tempo». Perchè l’artista, sottolinea Capella, «è stato il più grande”illustratore” di moda dei primi 30 anni del Cinquecento». In quegli anni Capella data la nascita del made in Italy, per poi rivedere la moda italiana in quella data storica a molti nota: 12 febbraio 1951, con l’apertura della sala Bianca di Palazzo Pitti, a Firenze.

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