Triumph: «no» al piano aziendale
Alla Rsu pacchetto di 12 ore di sciopero

L’hanno presa proprio male, come qualcosa difficile da digerire, i lavoratori (quasi tutte donne) della Triumph, che lunedì hanno trovato esposto nella bacheca aziendale il testo completo del cosiddetto “piano sociale” ideato dall’azienda, dopo l’annuncio di voler chiudere il magazzino di Trescore. Nero su bianco, hanno letto quello che la Triumph intende mettere in atto, praticamente lasciando a casa 56 persone.

«Un po’ a sorpresa ieri l’azienda ha reso noto con un comunicato ai dipendenti affisso nelle bacheche il contenuto del piano presentato in sede d’incontro in Confindustria - ha detto martedì Fulvio Bolis, segretario generale provinciale della Filtea-Cgil - Le lavoratrici l’hanno considerato insufficiente e per nulla corrispondente alle aspettative, non solo in merito alle quantità economiche che l’azienda sembra voler mettere a disposizione, ma proprio nell’impianto stesso. Quello che hanno concluso, leggendo il testo, è che l’azienda vuole chiudere al più presto il magazzino sbarazzandosi di loro. Insomma, le pagine appese in bacheca rappresentano, ai loro occhi, un piano articolato che però non lascia alcun dubbio sull’obiettivo finale: chiudere».

Per questo motivo sarà sciopero: un pacchetto di 12 ore che, questa mattina in assemblea le lavoratrici hanno consegnato alle RSU, che decideranno come disporne nei prossimi giorni. In assemblea è stato anche deciso di chiedere ufficialmente all’assessore provinciale all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Enrico Zucchi, di convocare al più presto le parti per una disamina della situazione. «Quella di questa mattina è stata un’assemblea partecipata, nonostante il ripetersi dei momenti di confronto, frequenti dal 12 gennaio - conclude Bolis - Una volta di più è stata confermata la necessità di tenere in piedi l’attività del magazzino, malgrado l’azienda non sembri voler cambiare la propria posizione».

La sede logistica è, insieme agli uffici, quanto rimane in bergamasca dopo i tagli e lo spostamento della produzione che risalgono al 2004. In quell’anno la multinazionale svizzera di abbigliamento intimo annunciò 113 esuberi causati dalla cessazione della produzione Sloggi. Fra trattative e cassa integrazione gli esuberi scesero a 88.

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