Il miraggio del posto fisso
Bancario fa rima con precario

Fabio Scola, segretario coordinatore provinciale Fabi, dipinge un quadro a tinte fosche per il credito bergamasco dei prossimi mesi. In tutta Italia, da qui ai prossimi tre anni le banche stimano 20 mila esuberi nel settore, anche se le trattative devono ancora entrare nel vivo.

«Se qualcuno pensava che il bancario fosse l'ultimo baluardo del posto fisso, il colletto bianco che vive una carriera senza troppi scossoni o sorprese sgradite, ha dovuto ricredersi negli ultimi mesi: è la fine di un'epoca, anche per noi sarà un autunno caldo».

Nel giorno in cui si è aperta la trattativa Ubi, Fabio Scola, segretario coordinatore provinciale Fabi, dipinge un quadro a tinte fosche per il credito bergamasco dei prossimi mesi. D'altronde in tutta Italia, da qui ai prossimi tre anni le banche stimano 20 mila esuberi nel settore, anche se le trattative devono ancora entrare nel vivo.

«Con la crisi in atto, un pò tutte le banche nazionali e del territorio hanno fatto i conti con il calo di raccolta e impieghi: il riflesso condizionato è stato puntare forte sul contenimento dei costi, ma non dev'essere l'unica strada. Occorre più attenzione verso clienti e aziende, puntando sulle professionalità interne che ogni istituto esprime: finora invece i dipendenti sono quelli che hanno pagato il conto più salato».

Un percorso a ostacoli quello che aspetta quindi i lavoratori del credito nei prossimi mesi, lastricato di esuberi e di chiusure di filiali, con premi di produzione e integrativi che evaporano e un nodo, quello delle aperture serali o di sabato, che resta una spina nel fianco dei vari istituti.

«Su quest'ultimo aspetto - spiega Scola - ci sembrava assurdo che la sperimentazione partisse in piena estate, con organici ridotti all'osso. Ci sono incongruenze che vanno corrette: noi ci opponiamo a priori, ma qualsiasi cambiamento dev'essere organizzato bene, altrimenti si rischia l'effetto boomerang. Se ci riferiamo a Banca Intesa, aprire il sabato mattina o alla sera gli sportelli, significa doverli chiudere nel pomeriggio in determinate località turistiche proprio in estate, è facile capire che qualcosa non torna».

E a proposito di Intesa, sono una cinquantina i dipendenti bergamaschi che entreranno nel fondo esuberi dal 1 ottobre, mentre dal 17 novembre saranno chiuse le filiali di via Crescenzi in città, a Chignolo (i lavoratori riassorbiti a Terno d'Isola) e la ex filiale San Paolo di Seriate (riassorbiti sempre a Seriate). Dal 20 settembre poi, comincerà la trattativa sui 930 esuberi di Ubi Banca (circa 300 in Bergamasca), mentre una piccola correzione di rotta riguarda anche Montepaschi che ha annunciato la chiusura dei primi 100 sportelli sui 400 previsti in tutta Italia: in provincia dovrebbe chiudere per ora solo la filiale di Mozzo, mentre la Dtm di Bergamo passa dall'area Nordest a quella Nordovest (quindi da Mantova a Milano).

Pesante la situazione in Unicredit dove, ai 1.800 esuberi, «coda» del vecchio piano industriale bloccati dalla riforma Fornero (una decina gli interessati a Bergamo), se ne aggiungono altri 3.500 dichiarati nel nuovo piano 2013-2015 per i quali inizierà a breve il confronto, dopo le tensioni estive per il mancato pagamento del premio di produttività che hanno portato allo sciopero del 27 luglio.

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