Dopo l'intesa separata con Ubi
Cgil e Cisl: ricucire sul consiglio

All'indomani della firma separata sul piano di riorganizzazione del gruppo Ubi (650 esuberi volontari con 240 assunzioni, a fronte del taglio di 1.500 posti paventato all'inizio della discussione) con i bancari della Fisac-Cgil ritiratisi dal tavolo delle trattative, si guarda al futuro.

All'indomani della firma separata sul piano di riorganizzazione del gruppo Ubi (650 esuberi volontari con 240 assunzioni, a fronte del taglio di 1.500 posti paventato all'inizio della discussione) con i bancari della Fisac-Cgil ritiratisi dal tavolo delle trattative, più che alle ore passate, alle divisioni, si guarda al futuro.

Non solo a un percorso di riunificazione delle posizioni al tavolo sindacale, ma anche alle prospettive di un progetto condiviso di partecipazione e rappresentanza alle dinamiche di governance del quarto gruppo bancario italiano.

«No, non direi proprio: non possiamo definire la vicenda come la "Fiat dei bancari": le situazioni sono assolutamente differenti, così come assolutamente differenti sono i protagonisti». Non cade nella provocazione e, sulla questione, taglia corto Luigi Bresciani, segretario generale della Cgil di Bergamo: anche se la sua analisi non nasconde criticità.

«La vicenda è stata gestita dalla categoria e, visto il peso del gruppo in questione, dalla segreteria nazionale dei bancari, ma la cosa che mi ha stupito è proprio il fatto che in Ubi si siano determinate le condizioni per un accordo separato. Secondo me, l'azienda ha deciso in questo modo: volente o no, magari per scarsa attenzione in qualche frangente, si è scelto l'isolamento della Cgil». E, questo, «non è sicuramente una bella notizia per il territorio. Occorre fare di tutto per recuperare questa cosa».

Sul merito dell'intesa, Bresciani esprime dubbi su contenuti e comunicazione degli stessi: «650 lavoratori uscenti cui si affiancano 240 assunzioni nel triennio 2013-1015 che, "pulite" dalle conferme (addetti che già lavorano in banca) valgono solo 160 ingressi nuovi: se si tiene conto che Ubi ha un turnover annuo di 80-90 lavoratori, beh, non c'è alcun "assunzione aggiuntiva". E questo avrà ripercussioni sulla situazione di stress operativo che già oggi si vive nelle filiali territoriali».

Dall'unità delle sigle parte Ferdinando Piccinini, segretario generale della Cisl di Bergamo: «Il filo dell'unità non va smarrito: davanti abbiamo una partita importante e decisiva per il gruppo Ubi, quella del rinnovo delle cariche. E sul rinnovo del consiglio di sorveglianza ritengo che il sindacato debba esprimere, anche a tutela dei dipendenti-azionisti, una propria rappresentanza».

Tornando all'accordo Ubi, Piccinini sottolinea il dispiacere nel dover assistere all'accordo separato: «Spiace per il momento in cui si è concretizzato: ognuno è libero di fare le sue valutazioni, ma lasciare il tavolo significa non essere nelle condizioni di incidere sui contenuti. Noi il tavolo l'abbiamo tenuto e questo ha permesso di modificare volontà e intenzioni dell'azienda».

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