Gli enti pubblici tardano a pagare
Fischio finale per i campi della Biffi

La storica azienda Biffi Spa di Villa d'Adda ha depositato al Tribunale di Bergamo domanda di concordato preventivo in bianco con finalità liquidatoria. Le causo sarebbero da ricercare nei ritardi di pagamento da parte della pubblica amministrazione.

Sul sito internet della Biffi Spa campeggiano in bella vista gli stemmi del Milan e dell'Atalanta, corredati dalla scritta «fornitore tecnico». E poi ci sono i numeri: oltre mille campi da calcio realizzati (tra cui il rifacimento dello stadio comunale di Bergamo), 3,5 milioni di metri quadrati di pavimentazione sintetica installati, coperture in acciaio e legno lamellare, costruzioni varie ad uso sportivo, tribune, spogliatoi, campi da golf.

Ma tutto questo sembra ormai appartenere al passato, perché martedì 30 luglio l'azienda di Villa d'Adda ha depositato al Tribunale di Bergamo domanda di concordato preventivo in bianco con finalità liquidatoria. Domanda redatta con l'assistenza degli avvocati Gianni e Tommaso D'Aloia, che hanno fatto richiesta di presentare il piano in 120 giorni. Ma facciamo un passo indietro.

La storica azienda bergamasca, fondata nel 1952 da Pietro, il primo dei sedici fratelli Biffi, attiva nell'impiantistica sportiva, l'11 luglio ha annunciato la cessazione dell'attività, mantenendo in essere il solo cantiere di Milanello, che vede impegnati cinque operai in lavori di mantenimento.

Le prime avvisaglie di una situazione di difficoltà si hanno a luglio 2012, quando per i dipendenti scatta la Cassa straordinaria di un anno. È Giuseppe Mauri della Filca-Cisl a spiegare che «l'azienda all'epoca aveva fatto uno sforzo, prendendosi l'impegno di anticipare l'ammortizzatore sociale ai lavoratori. Ma a dicembre non è più stata in grado di garantire l'anticipo». I 93 dipendenti (negli anni la società ha toccato il picco di 130 lavoratori) attualmente beneficiano di 18 mesi di disoccupazione speciale edile. I motivi che hanno portato la Biffi a cessare l'attività sono da ricercare nei ritardi di pagamento da parte della pubblica amministrazione (cosa non da poco trattandosi di un'azienda che lavora principalmente su committenza pubblica) e il Patto di stabilità. Da qui l'appello del sindacalista della Filca: «Occorrono interventi urgenti da parte della politica per dare ossigeno ad un settore strategico per l'economia bergamasca, tenendo conto anche dell'indotto. Inoltre bisognerebbe rivedere la logica dell'aggiudicazione delle gare d'appalto, per cui il massimo ribasso non deve essere l'unico criterio, perché genera dinamiche negative sia nella gestione delle opere che in tutti gli aspetti contrattuali, senza dimenticare il capitolo sicurezza». Dal canto suo Ingalill Nordli della Fillea-Cgil sottolinea che «dispiace che un'azienda storica del territorio faccia questa fine».


© RIPRODUZIONE RISERVATA