La Cisl suona la carica:
autunno caldo dei pensionati

Più di 1400 euro per un maschio, 690 euro per una donna, queste le medie delle pensioni erogate a Bergamo città. Questo dato emerge dall'analisi compiuta dalla Fnp Cisl di Bergamo sui 353.830 assegni in carico all'Inps di Bergamo.

Più di 1400 euro per un maschio, 690 euro per una donna, queste le medie delle pensioni erogate a Bergamo città. E il panorama non cambia di molto neppure in provincia, dove il marito prende 1300 euro contro i 670 della moglie. Questo dato emerge dall'analisi compiuta dalla Fnp Cisl di Bergamo sui 353.830 assegni in carico all'Inps di Bergamo.

«La condizione, tra l'altro, non potrà che continuare a peggiorare, se si considerano gli effettti della Riforma Fornero e di altri analoghi provvedimenti adottati in precedenza, negli anni ‘90 e dal 2000 in poi». Già oggi arrivare a fine mese è un'odissea quotidiana: la media delle pensioni ci rassegna oltre 145000 pensionati sotto i mille euro, di questi 58000 (54% donne) vivono con pensioni sotto i 500 euro. Erose dal carovita, intaccate dagli aumenti fiscali, rimpicciolite dalla mancata rivalutazione, le pensioni non bastano più ad assicurare una vita dignitosa.

Per questo la Fnp di Bergamo pensa a una serie di iniziative, in concorso con i colleghi di Spi e Uilp per far sentire la propria voce, avanzando rivendicazioni rimaste da troppo tempo senza risposta: la riduzione delle tasse su lavoro e pensioni, la rivalutazione delle pensioni dal 1° gennaio 2014, il finanziamento del fondo per la non autosufficienza. Per la Fnp, la riforma pensioni «resta una patrimoniale sui più poveri, perché ha colpito soprattutto gli italiani con redditi medio-bassi, oltre ad aver alzato troppo bruscamente l'età pensionabile creando discriminazioni per le nate nel 1952, oltre ad un esercito di esodati (cioè di lavoratori anziani che sono rimasti disoccupati ma non possono neppure andare in pensione, perché non hanno i requisiti). In Italia ci sono molti pensionati che hanno visto notevolmente diminuito il proprio tenore di vita. Chi pensava che finalmente un colpo di orgoglio portasse la politica ad una svolta di qualità, anche con le larghe intese, è nuovamente disilluso: ancora una volta la priorità per il paese vengono capovolte o taciute, i valori veri ignorati ed anche i nostri parlamentari, da poveri disoccupati, salgono sui tetti del parlamento per protesta».

Michele Bettoni, segretario generale della Fnp Cisl di Bergamo suona la carica per i suoi 65.000 iscritti. «I pensionati in tutti questi anni hanno sempre fatto la loro parte e contribuito in misura determinante alle manovre di risanamento dei conti pubblici. Oggi hanno bisogno di un segnale forte da parte del Governo e del Parlamento, che restituisca loro quella fiducia nelle istituzioni che purtroppo stanno perdendo. Da oggi, quindi, siamo in stato di agitazione e nei prossimi giorni decideremo le iniziative sindacali necessarie per sensibilizzare l'opinione pubblica, i partiti politici e il Parlamento sulla condizione dei nostri associati».

D'altronde, prosegue Bettoni, «i problemi urgenti e prioritari del paese non sono né l'Imu né la giustizia, ma il rilancio del paese stesso con interventi mirati sul lavoro, gli ammortizzatori sociali, una giusta riforma fiscale, regole certe contro la speculazione finanziaria, bloccare il costante disimpegno dello stato dal finanziamento delle non autosufficienze. Questo vale anche per i politici nostrani, Consiglieri Regionali e Sindaci. Di questi giorni è la notizia che due Rsa della nostra provincia, le uniche due comunali, Cene e Brembate Sopra, secondo i rispettivi Sindaci sono a rischio chiusura. A ragion del vero tutte le nostre Rsa sono in seria difficoltà e non da oggi, ma questo è dovuto in modo particolare a una scellerata politica regionale di questi ultimi anni, che ha trovato migliaia di Euro per finanziare strutture ospedaliere con procedure ancora oggi non ben chiare, ma procedendo alla baggettizzazione delle risorse dovute ai ricoverati delle Rsa e diminuendole del 2% negli ultimi due anni. Le Confederazioni sindacali unitariamente, appoggiate anche dall'Anci regionale sono da anni in movimento ed in campo per poter migliorare la situazione sia a livello Regione Lombardia che a sollecitare il Governo per un miglioramento delle condizioni del Patto di Stabilità e un riconoscimento dei Comuni virtuosi, e in Regione anche con la nuova Giunta si sta ragionando per scongiurare in modo particolare per le Strutture ricettive di non autosufficienti, anziani, minori e disabili la vaucherizzazione degli interventi. Siamo però tentati di sottolineare come questi primi cittadini siano espressione delle forze politiche che hanno imposto tagli lineari, patto di stabilità, baggettizzazione e tentativo di vaucherizzazione. Da parte nostra dobbiamo continuare il nostro impegno, cercando di ampliare il consenso alle nostre iniziative volte a tutelare non solo l'anziano e il non autosufficiente, ma il sistema assistenziale, perché se non lo facciamo, altro che gridare al lupo... al lupo, l'assistenza di minori, portatori di handicap e non autosufficienti diventerà non più un diritto costituzionale esigibile, ma un onere completamente a carico delle famiglie, con buona pace dell'Imu».

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