Banche, arriva il bail-in
Ecco rischi e tutele per i conti

Il termine è inglese, come spesso accade ormai in finanza. Però, sta diventando familiare. Intervista con Domenico Piatti, docente di Finanza aziendale all’Università di Bergamo.

È il «bail-in», ovvero il salvataggio delle banche dall’interno, per distinguerlo dal bail-out, che comporta invece un intervento esterno, con fondi pubblici. Il bail-in entrerà in vigore da gennaio e sarà un «cambiamento culturale epocale», come lo definisce Domenico Piatti, docente di Finanza aziendale all’Università di Bergamo. Fino ad oggi, infatti, non si immaginava, per certi aspetti sbagliando, di poter perdere i soldi investiti in banca. Con il bail-in, invece, questo potrà succedere. Per questo, senza allarmismi, saranno necessarie consapevolezza e informazioni sempre maggiori e puntuali.

Professore, cosa entrerà in vigore a gennaio?

«Entrerà in vigore, in Italia come in tutti gli altri Stati dell’Ue, il recepimento della direttiva europea Brrd (Bank recovery and resolution directive) con l’obiettivo di prevenire le crisi bancarie e armonizzarne la gestione».

Perché si è arrivati alla direttiva?

«La crisi finanziaria del 2007-2008 ha dimostrato che gli Stati erano impreparati ad affrontarla e per evitare il fallimento delle banche è stato necessario l’intervento pubblico».

Intervento peraltro fonte di polemiche interne all'Ue, visto che altrove le banche hanno ricevuto aiuti a fondo perduto.

«Infatti, questo è successo in Germania con 250 miliardi, in Spagna con 60 miliardi, in Irlanda con 50 miliardi. In Italia, invece, sono stati prestati alle banche in difficoltà 4 miliardi, poi restituiti dagli istituti, pagando interessi alti, attorno al 9%. Con la direttiva sono stati definiti strumenti comuni per prevenire e gestire le crisi senza l’intervento dello Stato».

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