Bombassei ricorda Enzo Ferrari:
«Con me un padre più che un cliente»

Quarant’anni di corse. E di corsa. Era il 1975 quando la Brembo, allora piccola azienda di Paladina, si guadagnò la fiducia di Enzo Ferrari e iniziò a lavorare per la Casa di Maranello.

Quarant’anni dopo, un pilota Ferrari, il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel, atteso domenica dal Gp di Monza, ha varcato per la prima volta giovedì 3 settembre i cancelli di Curno per vedere dove e come nascono i freni da Formula Uno prodotti da questa multinazionale tascabile, che corre verso il record dei 2 miliardi di fatturato.

Il patron Alberto Bombassei torna a quel giorno di quarant’anni fa quando, giovane imprenditore poco più che trentenne, con un po’ di faccia tosta e di coraggio, bussò alla porta di Enzo Ferrari, il Drake. Presidente, come riuscì ad avere quell’incontro? «Avevamo già avuto un approccio con le competizioni sulle moto e questo mi aveva dato un po’ più di coraggio. Osare poco o tanto costa uguale. Ferrari era il massimo. Così andai a bussare alla sua porta, con un po’ di patema d’animo e il cuore che usciva dalla giacca».

Come fu il colloquio con Ferrari? «Il riassunto di questi quarant’anni forse sta proprio in quell’incontro. Enzo Ferrari era un uomo carismatico e aveva la fama di essere rude. Fu invece un colloquio molto familiare, come se fosse stato mio padre più che un cliente. Mi colpì molto l’aspetto umano. In Formula Uno è vietato sbagliare e la cosa più bella è che alla fine, pensandoci bene, ha avuto molto più coraggio lui a farci fare una fornitura. Ho colto in quell’incontro l’intelligenza di un uomo che ha visto in un giovane una possibilità e mi ha dato fiducia».

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