Cassa in deroga, denuncia
della Cisl: mancano già 3 milioni

«Mancano già circa 3 milioni di euro per finanziare le casse in deroga della provincia di Bergamo dall’inizio dell’anno a oggi». La denuncia è della Cisl di Bergamo, attraverso il suo segretario generale Ferdinando Piccinini, che lancia un grido d'allarme al Pirellone: «La Regione Lombardia deve farsi carico della situazione e andare a reperire le risorse promesse, necessarie in alcuni casi anche a coprire situazioni che si protraggono dal maggio dell’anno scorso».

E Piccinini prosegue: «Ne serviranno anche di più se si considera che nella prossima riunione dell’Osservatorio provinciale per gli ammortizzatori sociali verranno prese in analisi altre 275 richieste, relative alle aziende artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti, per circa 1700 lavoratori».

«La drammaticità della situazione - secondo Piccinini - viene attenuata grazie all’accordo che la Cisl e le altre organizzazioni sindacali hanno fatto con il sistema bancario provinciale, che anticipa il trattamento a molte delle persone coinvolte, o perché lo stesso in altri casi viene anticipato dalle aziende. Ma rischia di diventarlo se non si interviene al più presto. Infatti, nonostante gli impegni formali del ministro Tremonti, che annunciava l’arrivo di diversi milioni per fronteggiare la spaventosa situazione della Lombardia, a oggi per la provincia di Bergamo, così come per le altre, non un soldo è stato ancora stanziato, e Dpl e Drl non danno nessuna indicazione operativa».

Il conto dell’Osservatorio, composto da amministrazione provinciale, organizzazioni dei datori di lavoro e Sindacati, ha infatti evidenziato - secondo la Cisl - che 40 “decreti” relativi al 2008 (con periodi anche a partire da maggio) rimangono ancora non pagati, per un totale di 285 mila euro, circa 230 lavoratori, che in alcuni casi potrebbero anche non aver ricevuto quattro mesi di trattamento.

Un’ulteriore dimostrazione - prosegue il comunicato - che le lungaggini burocratiche, in questo caso in particolare della direzione regionale del Lavoro, hanno una diretta ricaduta sulle condizioni già critiche di tanti lavoratori con le loro famiglie.

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