C’era una volta il lavoro sicuro in banca...
Ma in 20 anni scomparsi 20 mila posti

Sono fino a 23 mila gli esuberi previsti nel settore bancario entro il 2018 oltre ai 48 mila già verificatisi dal 2000 ad oggi.

È passata poco più di una generazione da quando il posto in banca era la garanzia per eccellenza di un lavoro sicuro vita natural durante ma, proprio nello spazio di una generazione, il settore è stato travolto da un’ondata di ristrutturazioni che in meno di 20 anni porterà alla scomparsa di 70 mila posti di lavoro. A fare i conti è la Fabi che spiega come la cifra sia al netto «delle prossime fusioni e aggregazioni che sicuramente comporteranno altri esuberi», e annuncia un suo progetto per un «nuovo modello per lo sviluppo delle banche» che presenterà a Milano a febbraio.

I conti del sindacato dei lavoratori bancari, fatti in base agli ultimi piani industriali disponibili, prendono in considerazione il piano Unicredit con 5740 uscite (5100 già previste dal vecchio piano,a cui si aggiungono le altre 540 definite nell’aggiornamento di piano 2015-18 alle quali se ne potrebbero aggiungere 400 derivanti dalla possibile cessione del ramo leasing. Conteggiate poi le 4500 riconversioni professionali di Intesa SanPaolo (che si trasformeranno in esuberi se riqualificazione lavoratori non andrà in porto); le 8.000 uscite totali fino 2012-2018 di Mps; 1.300 di Bnl;600 di Bper; 575 uscite definite e probabili altri 150 potenziali frutto dell’eventuale di cessione di Servizi bancari di Popolare Vicenza; 900 uscite del Banco popolare; 500 uscite di Ubi; 430 di Veneto banca; 250 di Creval;600 di Carige.

Nel 2007 i dipendenti del settore bancario erano 344.688; nel 2013 303.591. Tra il 2007 ed il 2015 gli sportelli sono scesi da 32.818 a 30.198 (dati Bankitalia). Le uscite sono state gestite con prepensionamenti volontari e incentivati con l’ammortizzatore sociale di categoria, il fondo esuberi, ricorda la Fabi: «i sindacati vogliono continuare a gestire le ristrutturazioni in maniera morbida e si opporranno in tutti i modi all’ipotesi di uscite obbligatorie». Ora, dice il sindacato, «Le banche non possono più puntare sul taglio dei costi del lavoro, come fatto fino a oggi senza grandi risultati, ma devono rilanciare i ricavi mettendo a punto un nuovo modello di business al servizio del territorio, recuperando il rapporto di fiducia con la clientela».

«Si può fare banca rispettando territorio, famiglia e imprese» dice il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, parlando del progetto messo a punto dal sindacato dei bancari, «il nuovo modello di banca al servizio del Paese» che sarà presentato il 12 febbraio a Milano. «Non abbiamo nessuna pretesa di sovrapporci al ruolo dei banchieri -precisa il leader sindacale- sappiamo perfettamente che ognuno ha il suo modello ma noi dimostreremo che possiamo mantenere i livelli occupazionali e forse anche garantire nuova occupazione, tenendo presente come è cambiato il mondo e dimostreremo nei dettagli come sarà possibile riportare la gente allo sportello».

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