È boom per le pompe di calore
Trovarisposte: due pagine su L’Eco

Dal 1° gennaio 2015 il fabbisogno termico e di raffrescamento deve provenire per il 35% (oggi è il 20%) da fonti alternative, che si innalzerà al 50% dal 1° gennaio 2017.

«La normativa di riferimento è il “Decreto Rinnovabili”, come è stato definito il Decreto legislativo 28/2011 – spiega Giuseppe Franchini, professore del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bergamo, intervenuto in questi giorni al convegno organizzato dal Caib (consorzio artigiani installatori idraulici bergamaschi), nell’ambito della Settimana per l’Energia –. E i parametri si riferiscono a edifici di nuova costruzione e a edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, cioè con una superficie superiore ai 1.000 metri quadrati, su cui si opera una ristrutturazione integrale».

La normativa non dichiara esplicitamente quale sia l’impianto da installare per soddisfare gli obblighi, ma «per ora l’unica macchina che ha le caratteristiche per rispettarli è la pompa di calore – afferma il docente –. Una soluzione tecnica, quindi, che il legislatore ci “impone di fatto”, ma che la maggior parte dei progettisti e degli impiantisti è ancora impreparata a recepire».

Nell’ultimo decennio «siamo passati dalla caldaia a muro alle pompe di calore – evidenzia Claudio Fiorendi, presidente del Caib – e si sono evidenziati diversi problemi: sul mercato si vendono macchine come pompe di calore, ma non lo sono; non c’è un’adeguata preparazione negli impiantisti, anche perché la conoscenza e la gestione di questi impianti è più complessa.

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