Il lavoro riparte, ma è molto precario
70% dei contratti a tempo determinato

La Cisl: «La flessibilità è uno strumento utile per rispondere ai picchi di mercato, ma la precarietà, che è cosa diversa, non può diventare il modello di rapporto di lavoro principale»

La notizia buona: il dato in percentuale è a tre cifre e segna un aumento, più 368%. Di tanto è cresciuto il saldo tra avviamenti e cessazioni nella nostra provincia tra il terzo trimestre 2016 e lo stesso periodo di quest’anno, passando da 1.113 unità a 5.214. La notizia cattiva: la maggior parte degli avviamenti - che tengono conto del numero di contratti di lavoro stipulati e non delle persone coinvolte - è precario: avviene cioè attraverso il tempo determinato e la somministrazione, che insieme raggiungono il 72%. Il confronto con il contratto a tempo indeterminato è impietoso: 21,3%.

«Ribadiamo la necessità di interventi strutturali, che, sostenuti poi dalla contrattazione, permettano la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. La flessibilità è uno strumento utile per rispondere ai picchi di mercato, ma la precarietà, che è cosa diversa, non può diventare il modello di rapporto di lavoro principale, con rischi oltre che sulla qualità occupazionale anche sulla salute e sicurezza» spiega Giacomo Meloni della Cisl di Bergamo.

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