La Cisl contesta il turismo a Bergamo
«Troppo il nero e l’evasione»

Una pesante accusa quella che arriva dalla Fisascat Cisl Bergamo sul turismo locale.

«Abbiamo passato Expo e il suo indotto, Christo e la sua passerella, il festival dei borghi più belli d’Italia, ospitato a Lovere lo scorso anno. Nel volgere di 18 mesi la nostra provincia è stata al centro delle attenzioni mediatiche del mondo, o almeno europee. Eppure dobbiamo ancora confortarci con dati che parlano di flessioni consistenti, addirittura un calo del volume d’affari nel trimestre dedicato alle vacanze; a luglio, agosto e settembre 2016 quasi il 4% in meno rispetto allo stesso periodo del 2015: qualcosa non torna». Alberto Citerio, segretario generale di Fisascat Cisl Bergamo, non usa giri di parole per classificare quanto sta accadendo nel turismo di casa nostra: «Il ricorso al nero è evidente, sensibile, smaccato. Il sommerso nel turismo prosegue indisturbato la propria corsa ed è giunto a livelli talmente di guardia da generare una minor sicurezza sociale ed il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro senza regole».

Cisl fa riferimento a una ricerca di Federalberghi: «A Bergamo, nell’agosto scorso, su Airbnb risultavano censiti 448 alloggi: erano 6 nel 2010, 163 nel 2013 e 395 nel 2015». «Inoltre, secondo i dati dell’Osservatorio Turistico della Provincia di Bergamo, dal 2010 al 2015 il numero dei bed&breakfast è raddoppiato: erano 193 nel 2010, mentre, alla fine dello scorso anno, se ne contavano 329» continuano i sindacati.

«Nello stesso periodo l’incremento ha riguardato anche le case vacanza: sono salite da 58 a 210. Un balzo in avanti anche per i rifugi collocati sulle nostre montagne, quelli dotati di camere per i pernottamenti sono saliti da 28 a 42, con un incremento del 50 percento. Ancora più forte la crescita degli affittacamere, che in totale nella Bergamasca erano sessantaquattro nel 2010 e che alla fine dello scorso anno si trovavano a quota 180». Crescono anche gli agriturismo con ricettività passati da quaranta a cinquantotto. E pure gli ostelli conoscono un boom, triplicando: da sei a diciassette. «Una vera e propria rivoluzione del modo di fare turismo, mentre fanno un piccolissimo passo indietro le strutture tradizionali. Gli alberghi più modesti (una o due stelle) scendono da 92 a 79, i restanti passano da 197 a 194; rimangono 10 i campeggi attivi; le case per ferie scendono da 16 a 15, mentre ha chiuso i battenti l’unico villaggio turistico».

«Tornando a Federalberghi, si legge in una nota - sottolinea Citterio -: “non è vero che le nuove forme di ospitalità turistica, in questo caso soprattutto case vacanze e B&b corrispondano a forme integrative del reddito. Sono attività economiche a tutti gli effetti. Oltre la metà (57,7%) degli annunci sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con i casi limite di insegne di comodo, nei quali un solo nome 366 alloggi, o 293, o 260».

«Non è vero che si tratta di attività occasionali – continua la nota di Federalberghi: la maggior parte (il 79,3%) degli annunci si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno. E non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare:la maggior parte degli annunci (70,2%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti in cui non abita nessuno».

«Ben venga lo sviluppo turistico legato al territorio, fatto da imprese famigliari; ben venga la riconversione di attività manifatturiere in strutture ricettive e soprattutto una riscoperta di luoghi naturali e tradizioni gastronomiche; questo è il turismo del futuro, ma il tutto deve avvenire nel rispetto delle regole», dice ancora Citerio.

Inoltre, nonostante sforzi anche di natura contrattuale (ricordiamo l’intesa fatta in occasione della Passerella sul lago d’Iseo, che ha portato alla stabilizzazione di un unico addetto), da giugno a settembre le assunzioni in più si possono contare sulle dita di una mano. In pratica, ufficialmente le 1.134 aziende turistiche in estate non assumono neanche una persona a testa. «Parliamoci chiaro: non è possibile, e tutti sappiamo, infatti, che non è così. Lo vediamo, personalmente, andando al lago, in montagna, la sera in pizzeria: ovunque il personale aumenta sempre di qualche unità. La verità è che ogni singola azienda, in media, utilizza più di un lavoratore stagionale, che però all’Inps, e agli studi della Camera di Commercio, non risulta».

«Quindi, in conclusione, a fronte del boom delle forme di turismo diffuso, i dati ufficiali registrano una pesante regressione (-3,9%) del giro d’affari proprio nei mesi di luglio, agosto e settembre, quelli cioè a maggior impatto turistico. Qualcosa non va. Il turismo – conclude il segretario provinciale della Fisascat Cisl - è la principale risorsa di sviluppo anche per la nostra provincia, ma serve una politica di contrasto al nero ed al precariato, e politiche di incentivazione per le attività sane e per chi crea nuovi posti di lavoro. Auspichiamo che la cabina di regia provinciale affronti con la partecipazione del Sindacato il tema, strategico per il nostro futuro».

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