Lavori, primi tre mesi da incubo:
i licenziamenti sono raddoppiati

La crisi nel mondo del lavoro non accenna a frenare: in Lombardia nei primi tre mesi dell'anno i licenziamenti con iscrizione alle liste di mobilità sono stati 7.785, con un aumento del 45,7% rispetto allo stesso periodo del 2013. Nella Bergamasca +95%.

La crisi nel mondo del lavoro non accenna a frenare: in Lombardia nei primi tre mesi dell'anno i licenziamenti con iscrizione alle liste di mobilità sono stati 7.785, con un aumento del 45,7% rispetto allo stesso periodo del 2013.

Sono dati Cgil, secondo i quali la cassa integrazione in deroga è «esplosa» con una crescita su base annua del 78%, in quanto molte aziende hanno esaurito la possibilità di ricorrere alla «cassa» ordinaria o straordinaria

Nei primi tre mesi dell'anno, calcola ancora la Cgil, i licenziamenti sono saliti rispetto allo stesso periodo del 2013 in tutti i territori lombardi esclusi quelli di Brescia, Lodi, Monza-Brianza e Pavia. Gli aumenti più alti riguardano Sondrio (+3.466%), Varese (+180%), Bergamo (+95%), Como (+165%), Lecco (+87%) e Mantova (+82%).

In aumento anche le ore autorizzate di Cig (oltre 72 milioni, +12%) e di cassa integrazione straordinaria (37 milioni, +28%).

Cala invece, del 21%, la cassa ordinaria (quasi 23 milioni di ore). Così la somma degli ultimi sei anni supera gli 1,3 miliardi di ore. Al di sopra della linea regionale ci sono Mantova (200%), Cremona (161%), Lodi (117%), Sondrio (41%), Brescia (21%), Milano (15%) e Bergamo (14%). Colpiti tutti i settori, in particolare estrazione minerali (452%), commercio al minuto (183%), alimentari (172%), legno (133%), meccanica (112%) e metallurgia (102%).

«I dati confermano purtroppo che sul fronte occupazionale non ci sono i segnali sperati per l'uscita dalla crisi», è il commento di Giacinto Botti della Cgil Lombardia. Secondo la Cgil regionale i dati sui licenziamenti, in particolare, «sono preoccupanti ed evidenziano una fase nuova nella quale molte aziende sopra i 15 dipendenti, dopo aver ultimato il ricorso agli ammortizzatori sociali, o aver scelto di non ricorrere ancora alla cassa ordinaria e straordinaria, decidono di ricorrere alla mobilità, interrompendo il rapporto di lavoro con i propri dipendenti. Segno di una seria difficoltà a resistere dopo anni di contrazione della domanda interna, degli ordini e dei fatturati».

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