Moda: riciclaggio degli abiti usati
Così nascono nuove collezioni

Dammi il tuo abito - usato - e ne farò un pannello fonoassorbente. Non è fantascienza, ma il progetto di riciclo di diverse catene di abbigliamento come H&M, Ovs, Calzedonia e Intimissimi.

Nei diversi negozi sono presenti punti di raccolta in cui portare il proprio usato, di qualsiasi marca e in qualsiasi condizione: dai jeans al pigiama fino al costume da bagno. In cambio viene consegnato un buono sconto da utilizzare per un nuovo acquisto (in alcuni casi a fronte di una spesa minima di tot euro).

Ma come è nata questa tendenza? Il primo brand di moda a lanciare il progetto a livello mondiale è stato H&M, la catena svedese fondata nel 1947, che in Italia conta 130 punti vendita (nella nostra provincia sono tre: all’Antegnate Shopping Center, a Oriocenter e a Le Due Torri di Stezzano) e circa 4.200 dipendenti. Nel Belpaese, dal 2013 (anno in cui ha preso il via l’iniziativa «Garment collecting project») a oggi sono state raccolte 1.131 tonnellate di abiti usati, mentre a livello globale la quota sale a oltre 14 mila tonnellate.

L’obiettivo per H&M è, nel breve periodo, ridurre i rifiuti tessili; nel lungo riutilizzare e riciclare tutte le fibre per destinarle a nuovo uso. Va in questo senso il lancio, a settembre, della nuova linea denim, realizzata con cotone riciclato proveniente dai capi raccolti nei propri negozi. Nella fattispecie la collezione si chiama «Close the loop», ovvero «chiudere il cerchio» nel settore tessile, trasformando i vestiti usati in nuova moda.

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