Moltrasio: «Ubi, in quattro anni
il gruppo è cambiato così»

Dopo Spa e banca unica, ora un cantiere sul sistema duale. E sull’inchiesta giudiziaria Andrea Moltrasio si dice «Soddisfatto per la sentenza di Brescia».

Andrea Moltrasio, presidente del Consiglio di sorveglianza di Ubi, l’aumento di capitale da 400 milioni si è appena chiuso ed è stato interamente sottoscritto. Hanno aderito di più i grandi investitori o i piccoli risparmiatori?
«Una fotografia complessiva dell’azionariato si ha solo al momento dello stacco del dividendo. Tuttavia, data la velocità di adesione, ritengo che un po’ tutti abbiano partecipato, sia i piccoli sia i grandi azionisti. La risposta del mercato è stata positiva e questo ci dà molta fiducia, oltre a garantirci una situazione patrimoniale adeguata ad affrontare l’acquisizione delle tre banche: Etruria, Marche e CariChieti».

La distribuzione del capitale tra fondi e piccoli soci, comprese le Fondazioni e i Patti, dovrebbe restare quindi più o meno invariata?
Credo di sì. In linea di massima, mi aspetto una conferma della ripartizione tra fondi al 50% e il resto investitori retail, tra cui Fondazioni e Patti: un mix che dà alla banca stabilità, grazie all’azionariato storico, e un potenziale di crescita».

Come procede l’integrazione di Banca Etruria, Marche e Chieti?
C’è una grande intensità di lavoro, che beneficia dell’esperienza recente dell’integrazione delle banche rete in Ubi, con due differenze fondamentali: i sistemi informativi diversi e le caratteristiche organizzative, che rendono l’operazione un po’ più complicata. Conto che all’inizio del 2018 le tre banche saranno completamente integrate».

Il piano industriale aggiornato prevede 3 mila uscite. La trattativa è in corso e i sindacati temono esternalizzazioni.

«Innanzitutto, precisiamo i numeri. A fine 2016 Ubi da sola contava 17.560 persone e le tre banche acquisite 4.958, per un totale di 22.518. A fine 2020 la previsione è avere 16.116 persone dell’attuale Ubi e 3.389 delle attuali tre banche, per un totale di 19.505. Il saldo negativo è quindi di 3.013 persone. Non dimentichiamo, però, che per 1.300 (600 con accordo già firmato e 700 da firmare quest’anno, Ndr) di Ubi e 532 delle tre banche è già previsto l’esodo volontario con accesso al prepensionamento. Restano circa 1.300 persone per le quali si parla di “altre iniziative di piano”. Il tema della riduzione dei lavoratori nel sistema bancario, alla luce del cambio tecnologico nel fare banca che è impressionante, è fondamentale per tutto il settore. Noi l’abbiamo affrontato con un approccio apprezzato anche dal sindacato. Parliamo di uscite prevalentemente volontarie e mi auguro che questo sarà possibile anche in futuro. Teniamo presente che su un totale di 300 milioni di tagli agli oneri operativi delle tre banche acquisite, 185 milioni, ovvero il 62%, sono riferiti al personale. Abbiamo inoltre un problema di riqualificazione di chi lavora in banca: la formazione e lo sviluppo di talenti sono cruciali».

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